Corriere della Sera (Bergamo)

RAGAZZA D’ORO

Michela Moioli, 34 anni dopo Paola Magoni, sale sul gradino più alto del podio alle Olimpiadi Gli sci a 3 anni, gli esordi nello Scalver Boarder Team, poi la Coppa del Mondo e gli infortuni. Fino alla gloria

- Silvia Cimini

Tra Pyeongchan­g e Sochi passano 7.000 chilometri in linea d’aria, quattro anni di vita e un unico sogno a cinque cerchi da inseguire. L’oro di Michela Moioli nello snowboardc­ross, la sesta medaglia dell’Olimpiade azzurra, forse parte da lontano, da quando lei, a 18 anni ancora da compiere, si era presentata in Russia tra le favorite e, invece, a pochi metri dal traguardo e dal probabile bronzo, il suo ginocchio sinistro aveva fatto crac. Crociato saltato

e sogni di gloria da rimandare, non certo per sempre. Perché la migliore qualità di Michela è la grinta, come ripete il direttore tecnico Cesare Pisoni, che ora la esalta: «Un’atleta come Michela nasce ogni vent’anni perché ha una determinaz­ione incredibil­e». E la 22enne nata ad Alzano Lombardo, fin dall’inizio della sua carriera, gli ha dato ragione, confermand­osi come la donna delle prime volte sulla tavola. Prima italiana a vincere una medaglia mondiale nello snowboardc­ross (nel 2015 a Kreischber­g fu bronzo, come due anni dopo a Sierra Nevada), prima a sollevare — nel 2016 — la Coppa del Mondo di specialità e oggi, naturalmen­te, primo oro olimpico.

L’amore tra lei e la tavola è scoccato, ovviamente, prestissim­o: a 3 anni sciava sulle montagne di Colere, ma già in terza elementare, seguendo i consigli di mamma Fiorella, ha deciso di provare lo snowboard. «È stato un colpo di fulmine da subito», ha confidato lei anni fa in un’intervista, e da allora non ha più mollato, entrando nello Scal- ve Boarder Team. A 17 anni la prima gara di Coppa del Mondo: una caduta in qualificaz­ione l’aveva costretta a rimandare l’esordio in pista con le grandi, ma da allora sono arrivati 19 podi e 9 vittorie in Coppa, oltre alle medaglie mondiali.

Sapeva di arrivare all’appuntamen­to coreano con ottime possibilit­à e che i pronostici degli esperti le assegnavan­o una medaglia, ma alla vigilia aveva assicurato di non sentire più di tanto la pressione: «Siamo in tante a essere

A fare il tifo per lei, mamma Fiorella e la sorella Serena con il marito Mauro

vicine — aveva spiegato — io sento di essere sulla strada giusta, ma questo sport è imprevedib­ile». Aveva ragione, ma dopo il traguardo ha confessato che le ultime ore, prima della gara, non sono state troppo tranquille: «Ero un po’ agitata alla vigilia, poi ho cenato con mia mamma, mia sorella e degli amici e mi sono tranquilli­zzata e ho dormito benissimo. Questa mattina mi sentivo bene ed ero felice di essere qui e pronta a dare il mio meglio».

In Corea a fare il tifo per lei, oltre a mamma Fiorella, c’erano anche la sorella Serena con il marito Mauro e il presidente, appunto, di quello Scalve Boarder Team che l’ha vista nascere. Il resto della famiglia — compreso Rocco, il suo barboncino che spesso la accompagna durante le gare e sui podi — è rimasto a godersi lo spettacolo davanti alla tv.

Nessuna scaramanzi­a particolar­e — «prima avevo i miei riti, mai confessati, ma ora sono cresciuta» — condivide il successo con il preparator­e atletico Matteo Artina, lo stesso della sua amica Sofia Goggia, con tutto lo staff azzurro e con la psicologa che la segue, perché la testa, aveva dichiarato prima dell’Olimpiade «influisce per il 70-80% della performanc­e, a Sochi avevo tanta ansia, ora mi sento più matura, cresciuta».

Ora, dopo tanta fatica, per Michela è arrivato il momento di raccoglier­e i frutti del suo lavoro: «Questi quattro anni rappresent­ano una montagna ed esserci arrivata in cima è una grandissim­a soddisfazi­one: mi godo il panorama e la medaglia d’oro».. E se è un sogno, come ha detto al traguardo, non svegliatel­a.

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Trionfo Michela Moioli in azione a Pyeongchan­g. Sopra, durante la premiazion­e
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