Corriere della Sera (Bergamo)

Un movimento che resiste dagli anni ‘80

- di Donatella Tiraboschi

È, quella dello sport invernale bergamasco, ad alti livelli, una «vie en rose». Tutta al femminile. L’oro di Michela Moioli è solo l’ultimo gioiello di un’argenteria che si mantiene in vetrina fin dagli anni ’80. Questo è stato il momento epico delle nostre ragazze volanti, da Paola Magoni

( foto), prima italiana nella storia dello sci alpino a vincere un oro in slalom speciale a Lara Magoni, argento tra i pali stretti ai Mondiali del Sestriere. Tra di loro nessuna parentela, ma solo affinità talentuose coltivate sull’altipiano di Selvino. La fenomenolo­gia rosa della Bergamo sulla neve va ricercata nel carattere delle atlete, capaci di ripartire ogni volta con più slancio, anche dopo svariati infortuni — Sofia Goggia über alles — e di non mollare, come ha fatto Moioli, dopo Sochi. Sono ragazze grintose, che non si scoraggian­o davanti a nulla, che compongono a fatica tutti i tasselli della loro vita e che hanno dalla loro anche una formidabil­e dose di talento. Non che questo manchi ai maschi, ma per una serie di strani motivi, non ultimo quello di una concorrenz­a più agguerrita, i nostri virgulti sciistici si perdono più facilmente. Ma il movimento alla base resiste. Ed è questo quello che conta, soprattutt­o se si pensa quanto costa, anche finanziari­amente, avviare un figlio a una qualsiasi disciplina invernale. Il merito delle medaglie, ma anche solo delle convocazio­ni olimpiche, va ascritta alla passione di presidenti, allenatori e genitori che sono la grande onda sulla cui cresta veleggiano oggi Moioli e Goggia. Dopo oltre 30 anni dall’oro di Sarajevo, succedeva esattament­e il 17 febbraio, come oggi, di 34 anni fa, è tornato a brillare un oro che ha radici lontane. E profonde.

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