«Sofia sognava l’oro fin da piccola»
Il trionfo nella libera, Goggia nella leggenda. L’annuncio da ragazzina: vincerò le Olimpiadi
Già da ragazzina, durante una cena in famiglia a cui partecipava anche il direttore dello Sci club Radici, Erri Borsatti, Sofia Goggia l’aveva detto: «Un giorno vincerò le Olimpiadi». Nella notte tra martedì e ieri la sciatrice di Città Alta ce l’ha fatta, conquistando l’oro nella discesa libera in Corea. Proprio lei, che aveva iniziato a Foppolo e da bambina staccava le avversarie. A sei anni, come ha scritto lei stessa, aveva già il sogno di vincere ai Giochi. E a 16 l’aveva anche annunciato chiaramente.
«Quando ti metterai in viaggio per Itaca, devi augurarti che la strada sia lunga, fertile in avventure e in esperienze». Comincia così «Itaca» del poeta Kostantinos avafis, una delle poesie che Sofia Goggia ama di più e usa spesso, per motivarsi, anche sui social. E in effetti il mondo di Sofia, che si è messa al collo l’oro olimpico in discesa libera che mai nessuna donna, nella storia azzurra, aveva ottenuto, non si esaurisce certo sulle lamine dei suoi sci, che pure ama tantissimo. Parlantina sciolta e padronanza delle lingue — nella conferenza stampa postvittoria si è concessa persino un saluto in coreano — hanno aiutato certamente a renderla un personaggio, amato persino negli Stati Uniti, patria dell’eterna Lindsey Vonn, che si è «accontentata» del bronzo sul podio, con Sofia che guardava dall’alto.
Il rapporto tra le due dice molto del carattere di Goggia e di come, in pochi anni, si sia guadagnata il rispetto di quella che, probabilmente, è la più grande sciatrice di tutti i tempi. Sofia, sempre molto attenta a considerarsi in debito di esperienza, visto il numero delle vittorie di Lindsey, alla fine si è trasformata in un’amica per lei, che era addirittura andata a Casa Italia lasciando un pensiero per la bergamasca su una lavagna. «É matta come me: per questo ci capiamo: siamo state entrambe infortunate molte volte, ci piace stare sul podio insieme, quando scia forte spinge anche me ad andare più forte — aveva dichiarato —. È una grande persona». I loro siparietti al traguardo fanno la gioia di fotografi e spettatori, a suon di centesimi, inchini e storie social di coppia, e anche stavolta l’americana non si è smentita: ha indicato subito Sofia all’angolo del leader, non appena l’ha vista arrivare davanti a lei.
Goggia piace, perché non ha mai nascosto i suoi interessi, anche fuori dalle piste: quando è in vacanza, nella sua valigia non manca mai una macchina fotografica con cui cogliere paesaggi e volti, e non a caso, con una parte del premio per l’oro, medita di regalarsene una nuova. Molto attenta ai fan — più di 83.000 su Facebook e 13.000 follower su Twitter, ma i numeri sicuramente aumenteranno — ogni tanto sorprende con prospettive insolite chi la segue. Un mese fa, per esempio, aveva raccontato la sua giornata tipo in un video di 90 secondi, con la telecamera in soggettiva: si vedevano gli allenamenti in palestra e sulla neve della Val Senales, ma anche le passeggiate con la sua fedele Belle, il pranzo con il papà e un bel libro da leggere prima di dormire.
Belle, una femmina di pastore australiano, è entrata nella sua vita per non uscirne più, dopo che gliela avevano regalata per tirarsi su dopo l’ennesimo infortunio, uno dei quattro che l’hanno costretta ad altrettante operazioni alle ginocchia. Oggi la segue (quasi) ovunque ed è protagonista, appunto, di molte sue foto.
La passione per i libri, invece, la accompagna da sempre: a scuola, ha detto in un’intervista, «non c’è stata nessuna materia che mi abbia annoiata veramente». La materia preferita, però, è stata sempre l’inglese, e in particolare
La bambina che a 6 anni sulle nevi di Foppolo sognava di vincere le Olimpiadi... oggi sarebbe fiera di me Sofia Goggia Studio e sacrificio A scuola non c’è mai stata nessuna materia che mi abbia annoiato veramente. Riperto, sono come l’Atalanta, testa bassa e pedalare
la sua letteratura: ama le poesie di Keats e il libro che si porterebbe su un’isola deserta è «Orgoglio e pregiudizio» di Jane Austen, classico che parla di amore e donne forti.
E in quest’Olimpiade in cui le donne azzurre hanno un ruolo da protagoniste, lei non poteva mancare: «Il mondo va verso le femmine, fatevene una ragione», ha aggiunto convinta.
Lo sa bene anche la sua amica Michela Moioli, che l’ha seguita dall’Italia con il suo oro già conquistato nello snowboardcross: le due, compagne di allenamenti in palestra, hanno condiviso le ore di fatica e un sushi prima della partenza ma anche le gioie olimpiche. «Ti sento vibrare» aveva scritto Sofia a Michela prima della sua gara, e ora è toccato all’altra replicare via social: «Ce l’hai fatta» ha postato entusiasta.
Sofia non è banale anche quando si parla di scaramanzia. Di solito gli atleti sono molto gelosi dei loro piccoli riti, lei invece non si fa problemi a spiegare che i suoi gesti sono sempre gli stessi: «Certo che ho sputato anche stavolta prima della partenza, a destra» ha detto. Con una storia curiosa legata a un portafortuna: un tappo di lambrusco che la moglie dell’ambasciatore italiano in Corea le ha donato un anno fa, quando conquistò proprio sulla pista olimpica la prima vittoria in Coppa del Mondo, con la promessa (mantenuta) di riaverlo dopo l’oro.
E ora che la Goggia ha trovato la sua Itaca d’oro a Pyeongchang – sulla stessa pista dove, un anno fa, aveva centrato la prima vittoria in carriera in Coppa del Mondo – di sicuro non si dimenticherà della sua amata Bergamo. Qualche tempo fa, durante gli allenamenti in Argentina, aveva improvvisato una Papu Dance e più volte si è paragonata all’Atalanta: «Incarna perfettamente il mio spirito: testa bassa e pedalare». Per arrivare più in alto di tutti.