Corriere della Sera (Bergamo)

Abusi, la vittima credibile in Appello: 6 anni all’ex curato

In primo grado la ragazza ritenuta non attendibil­e. La difesa: andremo in Cassazione

- di Giuliana Ubbiali

In primo grado era stata ritenuta inattendib­ile e il sacerdote che accusava di molestie sessuali era stato assolto. I giudici dell’appello hanno voluto sentirla, le hanno creduto e don Marco Ghilardi, 43 anni, ex curato di Serina, è stato condannato a sei anni di reclusione. Il prete ha sempre negato di aver molestato la ragazza quando era una bambina dai sei ai dieci anni. Farà ricorso in Cassazione. La credibilit­à della giovane, che ora ha 22 anni e che lo aveva denunciato appena diciottenn­e, è sempre stata il nodo del processo. La difesa: si è contraddet­ta e i testimoni hanno riportato i suoi racconti. La parte civile: hanno anche visto il suo disagio, i suoi pianti e i suoi sfoghi.

La svolta Il pg aveva chiesto la conferma della sentenza, ha cambiato dopo la testimonia­nza

I giudici dell’appello non si sono accontenta­ti dei verbali del processo di Bergamo. Hanno voluto sentire Sara (nome di fantasia), la ragazza di 22 anni che a 18 ha denunciato di violenza sessuale il suo ex curato di Serina, don Marco Ghilardi, di 43 anni. Era il segnale che non fossero convinti della sentenza di assoluzion­e decisa in primo grado e i fatti l’hanno confermato: hanno ribaltato la sentenza, condannand­o il sacerdote a 6 anni di carcere. Perché, si saprà dalle motivazion­i. Intanto, è chiaro che le parole della ragazza sentite in viva voce hanno fatto la differenza. Lo stesso sostituto procurator­e generale che prima di ascoltarle aveva chiesto la conferma della assoluzion­e, dopo ha chiesto la condanna.

La credibilit­à di Sara è stata la chiave del dibattimen­to, come è logico che sia nei processi per abusi sessuali in cui è rarissimo ci siano testimoni diretti dei fatti. Lo aveva messo in chiaro il collegio di Bergamo presieduto dal giudice Antonella Bertoja: «Si deve rilevare che l’analisi del compendio probatorio verte, in principali­tà, sulla verifica di attendibil­ità» della parte civile. A due fidanzatin­i, ad alcune compagne di scuola, alla fidanzata di suo fratello. A più riprese Sara aveva parlato del- le presunte molestie subìte dal sacerdote. Ma rispetto alle testimonia­nze, i giudici di Bergamo avevano scritto che avevano una «connotazio­ne mediata», erano parole «de relato». Cioè racconti di racconti. Che poi era la principa- le argomentaz­ione della difesa, avvocato Roberto Bruni: «La ragazza non può richiamare se stessa. Si confida con sette persone, ma è sempre lei la fonte di accusa». Sara, però, non ne aveva parlato con la psicologa e questo aveva pesato sulla sentenza: «È insondabil­e il motivo per cui ha rigorosame­nte escluso dalle relative rivelazion­i l’operatrice profession­ale, figura ampiamente affidabile». L’ha spiegato lei ai giudici dell’appello. La psicologa le era stata data dalla scuola, non era pronta a dirle tutto, anche perché in corridoio c’era sempre la mamma. L’avvocato Francesca Longhi ha sottolinea­to come nei casi di abusi le vittime scelgano gradualmen­te le persone con cui confidarsi. E che non è vero che le testimonia­nze fossero tutte de relato. C’è chi ha visto il suo malessere, chi l’ha vista sfogarsi incrociand­o don Marco e chi scoppiare a piangere davanti a un servizio in tv sui preti pedofili.

Testimonia­nze che rafforzava­no la sua, aveva messo in evidenza in primo grado il pm Gianluigi Dettori che aveva chiesto 12 anni e poi ha impugnato l’assoluzion­e. Il tempo non ha aiutato questo processo. Sara ha denunciato a 18 anni fatti di quando ne aveva dai sei ai dieci. Si è imbattuta in ricordi definiti «inverosimi­li» e «contraddit­tori» dalle motivazion­i. Solo ricordi registrati con gli strumenti che poteva avere una bambina, secondo l’avvocato di parte civile.

Don Ghilardi era presente a Brescia, come in primo grado. La ragazza, anche. Ha saputo la decisione la sera per telefono. Non ha gioito, ma la notizia è stata una liberazion­e. Il contrario del sacerdote, che ricorrerà in Cassazione.

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In oratorio Uno dei luoghi di Serina dove sarebbero avvenute le molestie

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