Corriere della Sera (Bergamo)

Quell’onda nerazzurra

Una febbre senza età (e senza confini) Dagli ultrà ai nonni con nipoti al seguito In pullman, charter e treno speciale è stato un crescendo di partecipaz­ione

- Maddalena Berbenni

Il principale storico vivente dell’Atalanta, tale Daniele Belotti da Seriate, ancora non se lo sa spiegare come sia stato possibile che quel 20 marzo 1991 fossero soltanto in 1.500 allo stadio Meazza. Erano i quarti di Coppa Uefa. Bonacina, Ferron e compagni ne avevano presi due dall’Inter di Giovanni Trapattoni, Walter Zenga e dello zio Bergomi. Nel giro di tre minuti, nel secondo tempo, Serena e Matthaus avevano chiuso il match. E addio sogni di gloria. L’aneddoto di quella spedizione, a 50 chilometri da casa, è la metropolit­ana bloccata all’ora di punta, saranno state le sei del pomeriggio. Il Michelino, forse preso da un eccesso di entusiasmo, aveva tirato il freno d’emergenza. Bel finimondo.

Un quarto di secolo dopo, è tutta un’altra Europa, più vicina al clima della mitica finale di Coppa delle Coppe contro il Malines, anno 1988. E persino oltre, calcolato che la «casa» in pratica è una trasferta (Reggio Emilia, quasi 200 chilometri, altro che Milano) e che i numeri sono sempre stati da esodo, anche fuori confine, con un crescendo spinto dall’entusiasmo generale. Dai 2.800 di Lione (1-1, il 28 settembre) si è passati ai 3.500 di Liverpool (1-5, il 23 novembre) e poi gli 800 di Cipro (1-1, il 2 novembre), mica pochi considerat­o l’impegno economico e di tempo per volare sotto la Turchia. Non parliamo del viaggio in Germania di una settimana fa, quando si sono mossi in 8 mila e Dortmund, per un giovedì, si è trasformat­a in una piccola succursale della provincia di Bergamo, dove era quasi impossibil­e non incrociare qualcuno che si conoscesse. Ragazzi, nonni e bambini. Vecchi atalantini con al collo le sciarpe riesumate dall’armadio. O fedelissim­i che lo stadio non lo hanno mai abbandonat­o. Studenti, impiegati, avvocati con le lacrime agli occhi quando le formazioni hanno sfilato a centrocamp­o. E poi sindaci. Come l’ultrà Alberto Maffi, 34 anni, primo cittadino di Gandosso dal 2009. Quasi non stava in piedi dalla febbre, ma i suoi 1.800 chilometri se li è fatti, eccome: «La cosa più bella è stata vedere tantissima gente tornare allo stadio dopo anni, non c’erano solo i tifosi abituali — racconta—. Quando siamo entrati nella fan zone, ho ritrovato una trentina di persone del mio paese: nonni coi nipoti, ragazzi arrivati col furgoncino (Gandosso ha mille abitanti, ndr). Anche a Liverpool c’era gente, ma in Germania è stata l’apoteosi». Paolo Olini, 50 anni, sindaco di Clusone, in Inghilterr­a sfoggiava la maglia nerazzurra sopra il giubbotto e si ricorda bene quando trent’anni prima era partito in pullman dalla valle, con i compagni di classe del Fantoni, per vedere a Bergamo la partita col Malines: «Eravamo stati tra i primi a entrare in Curva, ma ci eravamo dimenticat­i di consegnare il biglietto a un altro nostro amico che era rimasto fuori». Da Zogno è il vicesindac­o Giampaolo Pesenti a tenere alti i colori. Dal ‘92 abbonato fisso, si è sciroppato 22 ore d’auto per Dortmund e una notte in aeroporto, a Bucarest, per l’Apollon. «Cipro è stata anche l’occasione per incontrare un mio cliente che produce barche, il figlio faceva il raccattapa­lle a bordo campo. Bella esperienza».

Altra cosa. La febbre colpisce a tutte le età, ma pure a latitudini diverse. «Ho visto gente arrivare da New York e dall’Australia — racconta Belotti —. E non sono solo bergamasch­i emigrati». Remo Zollinger, ad esempio, è di San Gallo o meglio Sankt Gallen, Svizzera tedesca. Ha imparato da solo l’italiano e si è fatto parecchi «soci» tra i tifosi. La passione per l’Atalanta gliel’ha attaccata un amico di Bergamo. Tra le immagini di copertina del suo profilo Facebook sfoggia la scritta «Voglia d’Europa».

È davvero tutto molto diverso da quella sfida contro l’Inter. A parte la nave e il carrarmato, e a parte il metrò, in pochi mesi la tifoseria ha provato tutti i mezzi di trasporto con le società di noleggio stupite per i numeri, perché di solito sono abituate alle super squadre, che sono abituate alle Coppe. Le carovane di juventini o milanisti si muovono dai quarti in poi. Menzione speciale alla Curva Nord, che dopo i pullman e i charter, ha organizzat­o, prima volta per una trasferta in Europa, un treno speciale da mille persone per Dortmund, con partenza da Chiasso e arrivo direttamen­te fuori dallo stadio. Stasera, logisticam­ente parlando, sarà una passeggiat­a.

 ??  ?? Il «muro» nerazzurro Le bandire degli ottomila tifosi atalantini prima della sfida contro il Borussia Dortmund, giovedì scorso
Il «muro» nerazzurro Le bandire degli ottomila tifosi atalantini prima della sfida contro il Borussia Dortmund, giovedì scorso

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