Fatma Said: «La grande occasione per tornare a Milano»
Nel ruolo di Amore torna alla Scala Fatma Said, che qui è cresciuta artisticamente e ha mosso i primi passi. «Sono nata al Cairo, in una famiglia dove nessuno era musicista ma dove tutti amavano la musica. Papà mi faceva ascoltare i vecchi successi degli anni 30 e 50 e il repertorio arabo, a scuola ho conosciuto la classica, amavo soprattutto Schubert e Schumann. Volendo studiare l’opera non potevo che venire qui, all’Accademia della Scala. Dal 2013 al 15 ho vissuto nella Casa di riposo per musicisti voluta da Verdi ed è stata un’esperienza fantastica: tutti musicisti, a pranzo e cena si facevano raccontare quello che succedeva in Scala, loro ricordavano i concerti con Karajan e Abbado; all’inizio i miei amici erano quei signori lì più che i coetanei e i colleghi alla Scala; ed è lì che ho imparato l’italiano». In teatro la 26enne soprano egiziana è partita dalle opere per i bambini (cantando nel 2014 la «Cenerentola» è stata la prima soprano egiziana a esibirsi al Piermarini), poi alcune parti minori (ad esempio nel «Barbiere» con Nucci) e Pamina nel «Flauto magico». Ora il grande salto, chiamata in una produzione importante con un cast stellare: «Florez e Karg sono grandi artisti, sto imparando tanto: con Juan Diego ho cantato nel 2014 all’Onu a Ginevra per i diritti dei bambini. Comunque penso che non importi l’età che si ha ma che il ruolo sia giusto e quello di Amore nell’Orphée mi stimola molto: è quasi un unicum nel melodramma e non mi capiterà forse mai, sul palco, di non essere né uomo né donna, ma Amore, un’entità astratta che richiede una presenza scenica e un atteggiamento musicale tutti suoi. Mi sento pronta».