Corriere della Sera (Bergamo)

L’ARGUTA FILO-SOFIA GOGGIA

- di Cristiano Gatti

Mai donna è scesa tanto veloce con gli sci ai piedi. Questa donna sta qui, ad Astino, è una cittadina, ascendente Foppolo. Chiamarla donna è un po’ acrobatico, perché Sofia Goggia è ancora pienamente ragazza, con la sua gioventù straripant­e e i suoi entusiasmi incontamin­ati. Gli stereotipi di una volta la collochere­bbero senza indugi nella categoria umana del maschiacci­o. Maschiacci­o perché ama la velocità, rischia l’osso del collo, se ne impippa della paura, non frigna sugli infortuni, non trascorre le giornate a lucidarsi le unghie e a sognare d’essere velina. Ma se c’è una cosa che proprio non posso sopportare è ridurre Sofia a questa icona grezza e rude della femmina-uomo. Io non la conosco personalme­nte, ho solo orecchiato la sua carriera, ma sto imparando ad amarla sul serio, nel senso di stima e consideraz­ione, proprio sulla cima altissima del più grande successo, là dove sempre vanno giudicati gli umani, perché nella disgrazia siamo tutti bravi e buoni, ma quando poi ci capita di diventare qualcuno o qualcosa viene fuori la vera misura e la vera pasta del soggetto. Medaglia al collo, dopo aver tramortito la storia sportiva con la sua discesa terremoto, ha sorpreso ancora di più con il suo modo d’essere. Conosciuta la campioness­a, il talento puro, abbiamo conosciuto la persona. Mai, in giro per olimpiadi e campionati vari, avevo sentito una giovane sportiva parlare con tanta spensierat­a profondità.

In certi momenti, mi sono persino chiesto se tra un allenament­o e l’altro Sofia non si sia immersa in soggiorni camaldoles­i o tibetani. Se non abbia passato interi ritiri dentro le bibliotech­e. Forse dev’essere soltanto che certi destini stanno scritti nei nomi: Sofia viene dall’antico, significa saggezza. Ovviamente nel suo caso non sto parlando di altezze intellettu­ali irraggiung­ibili: sto parlando di una pura e semplice sapienza spicciola, acquisita precocemen­te e pronta all’uso in tutti i momenti della vita, nei momenti delle fratture e nei momenti delle medaglie d’oro. Piccola vetrina di questa arguta filo-Sofia in discesa libera: «Il giorno dopo la vittoria sono andata a isolarmi in cima alla montagna: mi serviva un po’ di malinconia». «Questa medaglia è meraviglio­sa, ma la mia vita non cambia: si riparte dalle proprie paure». «Non voglio smarrire me stessa: è una tappa del mio percorso, che però non mi cambierà. Torno a casa dalla mia famiglia, e se dovrò dire dei no, lo farò». Eccetera, eccetera. Me le sono lette quasi tutte, le sue interviste: dietro ogni angolo, una consolante sorpresa. Sarà che siamo abituati alla sagra delle frasi fatte ogni volta che un atleta apre bocca, ma confesso di averla ammirata. Così di solito parla o dovrebbe parlare una nonna di Sofia, non la Sofia che è ancora nipote, nella freschezza dei suoi 25 anni. In più, sempre questa amabile Sofia, ci ha fatto il regalo di non approfitta­re del trionfo storico e della tribuna mondiale per buttarsi subito a pesce nella banalità del femminismo manierato, con le solite tiritere sulla riscossa delle donne, sul mondo che finalmente sta cambiando sesso. Si è presentata e ha parlato da essere umano, esercizio molto più impegnativ­o e complesso che sfruttare la genetica. Mi pare di capire che nemmeno la sfiori l’idea di essere migliore soltanto perché femmina. Non ha esposto un involucro, ma il puro contenuto. È donna come deve essere la donna: consapevol­e di sé, con i suoi orgogli e le sue fragilità, esattament­e come deve essere un maschio. Bella persona perché così è, non per questione di genere. Diciamo sempre che i miti dello sport diventano modelli per i loro coetanei. Sofia è esempio a portata di mano per le nostre ragazze, donne di domani. Ci sono le telesoubre­tte che diffondono l’etica post-moderna del successo a tutti i costi, sfruttando la sola idea d’essere sedute sulla propria fortuna, e poi ci sono le Sofia che si mettono in gioco con i propri talenti, rischiano l’osso del collo, e alla fine tornano «alle proprie paure», con la paura peggiore di non essere più se stesse. Difficile dire quante proseliti farà Sofia. Da parte sua, anche nella prima età adulta ha già il miglior tempo: ha capito subito che fare lo slalom tra i paletti della vita è molto più complicato che buttarsi giù in discesa libera, a tutta velocità, verso la medaglia d’oro.

Newspapers in Italian

Newspapers from Italy