Il mistero di Giorgione va a teatro
Al Sociale il collettivo Anagoor indaga sul pittore leggendario: «Alla biografia abbiamo aggiunto studi letterari, filosofici e poetici»
Pittore a vent’anni, enigma per sempre. La leggendaria figura di Giorgione è talmente avvolta nel mistero che sarebbe impossibile raccontarla senza inventare. Per alcuni, il pittore non sarebbe neppure mai esistito.
Il collettivo Anagoor, con «Rivelazione», dal sottotitolo «Sette meditazioni intorno a Giorgione», sceglie di portare in scena i tempi, i luoghi, le opere dell’artista, l’atmosfera che le pervade e il loro riverbero sull’attualità, venerdì al Teatro Sociale in Città Alta, per la stagione di Altri percorsi della Fondazione Teatro Donizetti (alle 21, biglietto 19 euro, ridotto 14). La regia è firmata da Simone Derai, responsabile anche della drammaturgia insieme a Laura Curino e, con Moreno Callegari, dei video. In scena, Marco Menegoni lancerà pochi cenni biografici: si sa che l’artista avanguardista è nato alla fine del ‘400 a Castelfranco Veneto, stessa cittadina della compagnia che gli ha dedicato anche un primo lavoro, «Tempesta», solo visivo.
«Giorgione è per noi un manifesto, una dichiarazione d’appartenenza, era naturale nutrissimo il desiderio di occuparcene aggiungendo gli studi letterari, filosofici e poetici», afferma l’attore. Di fronte a lui, ci saranno due schermi che serviranno per mettere a fuoco i frammenti della Venezia a cavallo tra il XV e il XVI secolo e i suoi personaggi, quasi stesse osservando le sette sorelle, le Pleiadi. «Il metodo è lo stesso che ti permette di scrutare una costellazione in una notte stellata, se non riesci, non la fissi in modo diretto, ma sposti lo sguardo di sbieco», spiega Menegoni. A ogni stella è associata una contemplazione attraverso opere o nuclei artistici. Si comincerà dalla «Pala» del Duomo di Castelfranco per il silenzio. «Le opere fluttuano, si spostano nei secoli, fin da bambino la osservavo, crescendo mi sono accorto di nuovi dettagli e ho riflettuto sulla committenza — riporta il narratore —: a richiederla a Giorgione era stato il condottiero della Repubblica di Venezia Tuzio Costanzo affinché servisse a commemorare la morte in guerra del giovane figlio, la riflessione è su come l’arte possa alleviare il dolore per una perdita, nel 1500 come nel 2018». «La Venere dormiente», conservata nella Gemäldegalerie di Dresda, esprime il desiderio. Ultimato da Tiziano, dopo la morte dell’autore, l’olio darà il via a una dissertazione sulla serie di dame nude, ritratte poi nel Rinascimento. «Erano dipinti di buon auspicio, si diceva che se la sposa li avesse osservati nella prima notte di nozze avrebbe concepito un figlio altrettanto bello — aggiunge l’attore — ma il pensiero è allargato anche al piacere e alle malattie veneree che allora erano mortali». Per il tema della natura umana saranno passati al setaccio i ritratti, per la giustizia «Giuditta con la testa di Oloferne», per la battaglia «I tre filosofi», per il diluvio «La tempesta», per il tempo «Il fregio». La rappresentazione sarà preceduta, alle 18, da un incontro alla sala conferenze di Casa Suardi, in piazza Vecchia, in compagnia di Maria Grazia Panigada, direttore artistico di Altri percorsi, il regista Simone Derai e Giovanna Brambilla, responsabile dei Servizi educativi alla Gamec.
Città Alta Lo spettacolo, per la stagione di Altri Percorsi, andrà in scena venerdì alle 21