«Prendeva regali e promuoveva tutti in mezzora»
Le accuse contro Mamone, ai domiciliari: era preoccupata per il cambio di direttore
Non parlano le due funzionarie della Motorizzazione accusate di avere ricevuto favori in cambio di patenti facili. Entrambe ieri si sono avvalse della facoltà di non rispondere: una è ai domiciliari, l’altra interdetta dai pubblici uffici.
I criteri fissati dalle circolari del Ministero delle Infrastrutture prevedono, tra le altre cose, che durante le prove di pratica delle patenti l’esaminatore tenga conto dello stato emotivo dei candidati e che a loro si rivolga in maniera cortese. Secondo le indagini della polizia stradale, Richard Paul Vitti, il funzionario della Motorizzazione da sabato in carcere, faceva l’esatto opposto per punire le scuoleguida che non sottostavano alle sue «vessazioni». Metteva ansia e scherniva: «Se vedi la lucina rossa, pensi all’albero di Natale», una delle frasi buttate lì alla malcapitata di turno, alla fine bocciata e costretta, non per sua impreparazione, a ripetere la trafila.
Su Santina «Nella» Mamone, 54 anni, origini calabresi e residenza a Bergamo, ai domiciliari, questo non emerge. Semmai, nel suo caso, evidenziano gli inquirenti, il problema erano gli esami troppo facili riservati alle scuoleguida «amiche», che poi la coccolavano con cibo, ricariche telefoniche, benzina. Cinque gli episodi di corruzione che le vengono contestati, di cui uno continuato. Assistita dall’avvocato Manlio Filippo Zampetti, nell’interrogatorio di garanzia di ieri si è avvalsa della facoltà di non rispondere. Come hanno fatto sia Vitti, sia Rosa Trivieri, la collega interdetta dai pubblici uffici. Il quadro che emerge su Mamone è quello «di una funzionaria — riassume il gip — regolarmente “retribuita” in natura dai titolari delle autoscuole ove si recava a fare gli esami pratici, con una continuità tale da fugare ogni dubbio in merito alla rilevanza penale di tali condotte». Impossibile classificarle come semplici regalie, secondo il giudice. Come l’8 febbraio 2017 quando Sergio Bozzi, titolare dell’autoscuola Rossi di Treviglio, all’obbligo di firma quotidiano, le carica nel baule dell’auto due vassoi di gnocchi fatti in casa alla fine di una seduta lampo: cinque ragazzi esaminati e promossi in mezzora, mentre il regolamento
Era il dono di Natale di un’autoscuola: «Solo un funzionario di Varese rifiutò il pieno»
prevedrebbe 25 minuti di prova su strada a candidato. Quando poi, nel corso delle indagini, Bozzi è stato chiamato come testimone dal pm Fabrizio Gaverini, finito l’interrogatorio, ha telefonato al funzionario della Motorizzazione Carmine Duraccio (non indagato) e si è sfogato contro «quel cretino» di Massimo Flaccadori che con la sua denuncia «farà perdere a tutti». Per l’accusa, la stessa Mamone era preoccupata che le cose cambiassero. Emergerebbe in un colloquio con una collega: commentando l’arrivo del nuovo direttore Giancarlo Casarini (nominato a inizio 2018), «si domandava se questo potesse comportare qualche rischio per i piccoli orticelli dei vari funzionari», si legge nell’ordinanza. Al tele- fono Mamone parla anche del pezzo di carne e del mezzo metro di focaccia offerta da Paolo Filipponi, dell’autoscuola Valle Brembana, il 15 febbraio 2017, e poi delle gomme dell’auto che Angelo Regazzi di Villa d’Adda le fa sostituire e della bresaola con affettatrice che le ha donato. Regazzi (obbligo di firma come Filipponi) davanti agli inquirenti ha ammesso quei doni, ma ha cercato di ridimensionarli sostenendo, per esempio, che di bresaole ne aveva in quantità perché per Natale le distribuiva a tutti gli esaminatori. E dichiarando che l’unico che aveva rifiutato il pieno era stato un funzionario arrivato da Varese. Gli aveva risposto che era pagato dallo Stato, lui. In ogni caso, la media dei promossi alla sua autoscuola era del 100%.
«La mia assistita — puntualizza l’avvocato Zampetti — sta ricevendo numerosissime attestazioni di vicinanza, tutto faceva fuorché quello di cui è accusata. Chiederemo una modifica della misura cautelare». Anche l’avvocato Guido Bomparola, per Trivieri, punta sulla revoca della misura. Sessantun’anni oggi, la funzionaria si sarebbe fatta corrompere con un buono per l’estetista e 24 euro per la benzina: «Trivieri ha sostenuto centinaia di prove d’esame e mai sono emerse anomalie. Vorremmo capire di cosa la si accusa», dice il suo legale.