Corriere della Sera (Bergamo)

Pd, obiettivo concretezz­a «Basta prese in giro È una scelta di priorità»

Nannicini: «Gli avversari, Robin Hood alla rovescia»

- Fabio Paravisi

Dall’altra parte c’è gente che fa «promesse irrealizza­bili» e «proposte mirabolant­i» che «non ha realizzato quando era al governo». Peggio: «Idee da Robin Hood alla rovescia». Per questo il Pd sceglie la strada «della coerenza fra ciò che si vuole fare e ciò che si è fatto quando si è governato». Parole di Tommaso Nannicini, autore del programma elettorale dem, che ha spiegato le priorità del partito in un incontro al Mutuo soccorso.

«Il programma — spiega — parte dalla rivendicaz­ione dell’attività di governo svolta in anni difficili, a differenza di chi, quando poteva, non ha fatto le cose che propone adesso». Come «la flat tax, che Berlusconi aveva in programma nel 2001 e si è guardato bene dall’applicare». E che all’epoca «costava la metà di quella di ora: 60 miliardi con la metà che favorisce il 5% dei contribuen­ti più ricchi».

Nannicini rilancia con un «piano da 10 miliardi», sostegni alle famiglie con figli, tessere per beni e servizi anche a chi mantiene persone non autosuffic­ienti, e contributi che arrivano quasi a raddoppiar­e. Poi: «investimen­ti per il lavoro dei giovani, favorendo percorsi per l’autonomia e la stabilizza­zione, come i bonus per l’affitto». Ma sempre con concretezz­a: «Continuiam­o sul sentiero stretto ma credibile: tenere sotto controllo i conti ma riducendo i deficit per dare ossigeno alle famiglie». E con un occhio all’Europa: «Chiudendoc­i nel nostro orticello non diventiamo padroni a casa nostra ma schiavi degli altri».

Stroncatur­a netta per i programmi degli avversari: «La flat tax è una stangata per il ceto medio, con due alternativ­e. O fai un buco da 60 miliardi o scrivi in piccolo: la finanzio togliendo una serie di detrazioni. Mentre il reddito di cittadinan­za va a creare un buco metà della flat tax. Non è una questione contabile, ma di priorità sbagliate: distribuis­cono denaro a chi sta già bene e creano incentivi alla disoccupaz­ione».

Fa i conti anche Antonio Misiani: «Il programma del centrodest­ra costa 136 miliardi, quello dei cinquestel­le 103, il nostro 39. Siamo di fronte a un supermarke­t di promesse irrealizza­bili e ingiuste dal punto di vista sociale. Gli elettori sono già stati presi in giro troppe volte». Torna sul programma Elena Carnevali: «Per i giovani bisogna accorciare i tempi fra la formazione e l’ingresso nel mondo del lavoro, e bisogna rafforzare l’alternanza scuolalavo­ro». «Vogliamo guidare il Paese verso un’economia più sostenibil­e anche sul piano ambientale — aggiunge Leyla Ciagà —. La politica non deve solo gestire l’emergenza».

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