Passeggeri a piedi, solito scaricabarile
Sulla paralisi provocata venerdì dall’interregionale non c’è chiarezza. I pendolari: silenzi immotivati
Il treno si è fermato e 600 pendolari sono arrivati a casa con quattro ore di ritardo. Ma non si sa ancora di chi sia la colpa: Trenord parla di un oggetto sui binari che ha danneggiato il locomotore, i proprietari dei binari (Rfi) rimpallano l’accusa parlando di guasto al motore. In mezzo ci sono i viaggiatori. Piero Toti del Comitato pendolari della Bassa chiede al prossimo presidente della Lombardia di «trovare delle soluzioni». E avanza alcune proposte. Come la formazione dei viaggiatori e del personale sull’emergenza. E soprattutto il fatto che «per il soccorso di un treno fermo lungo la linea ci deve essere un solo responsabile, meglio se Rfi».
Di sicuro c’è che il treno si è fermato e lì è rimasto, come possono testimoniare i 600 passeggeri che venerdì pomeriggio si sono trovati bloccati nel mezzo della tundra artica dell’hinterland milanese mentre calavano le tenebre, e sono tornati a casa quattro ore dopo il previsto. Molto meno sicuro è di chi sia la colpa del guasto che ha fatto fermare il convoglio. Non di Trenord, assicura l’azienda che si occupa dei treni, e che ancora ieri raccontava di un «oggetto estraneo, forse un blocco di ghiaccio, che si trovava sui binari e che ha strappato di netto il tubo del freno facendo scattare il blocco automatico dell’impianto frenante del locomotore». Non è colpa nemmeno di Rfi, sostiene la società proprietaria dei binari: «Abbiamo ispezionato due chilometri di tragitto nelle due direzioni, a piedi e con il carrello, senza trovare tracce di oggetti estranei». La Polizia ferroviaria di Milano si limita a parlare di «locomotiva in panne per colpa del motore, ma a noi interessava soprattutto che i viaggiatori stessero bene, e alla fine Trenord ha risolto».
Nel mezzo ci sono i pendolari della Bassa, per i quali il guasto del treno 2073 è stato la ciliegina sulla torta di un mese terribile iniziato il 25 gennaio con il disastro di Pioltello e proseguito poi tra disagi e cancellazioni.
«Siamo estremamente preoccupati — spiega Piero Toti, del Comitato dei viaggiatori della Bassa —. Abbiamo assistito a ritardi notevoli e altri ingiudicabili come quelli per il guasto del 2073. È bene ricordarsi che non ne hanno sofferto solo i viaggiatori a bordo di quel treno ma anche quelli di tutti i convogli seguenti. Con danni personali, in termini di ore perse e di relazioni famigliari sacrificate. Per questo ci rivolgiamo con spirito estremamente critico al prossimo presidente della Lombardia e agli amministratori di Rfi e Trenord, oltre che alle istituzioni locali. Occorre esaminare le criticità del periodo e trovare soluzioni dopo troppi silenzi immotivati».
Per Toti c’è un problema di sicurezza e manutenzione, come dimostra il deragliamento di Pioltello: «Le norme saranno anche adeguate, ma non si fa abbastanza. Il problema della sicurezza è amplificato dal sovraffollamento, con gente in piedi nei vagoni. E, soprattutto sui treni che marciano oltre i 60 chilometri l’ora, il pericolo di farsi male è alto».
Il referente dei pendolari della Bassa propone anche soluzioni spicciole. «Penso all’incidente del 25 gennaio — ricorda —. Il treno ha viaggiato per 3 chilometri dopo il punto in cui il binario era rotto, prima di schiantarsi. Se qualche passeggero avesse tirato il freno d’emergenza si ricorderebbe l’episodio solo come un brutto spavento. Occorre che si faccia formazione sull’utilizzo del freno d’emergenza. Altrimenti un pendolare vedrà il freno come qualcosa da non utilizzare».
Altro punto dolente è la responsabilità dei soccorsi. Nelle ultime settimane i viaggiatori hanno assistito spesso al rimpallo tra Trenord e Rfi mentre il loro treno rimaneva bloccato per ore: «Ci deve essere un solo responsabile del soccorso di un treno fermo lungo la linea, e questo non può che essere Rfi. Con un nuovo contratto di servizio occorre ridarle questa responsabilità, con il potere di disporre di tutti i mezzi presenti sulla linea. Non si può aspettare che Trenord debba reperire una locomotiva chissà dove, quando magari a pochi metri ce ne è una disponibile di un’altra società. Questo deva valere per tutti i treni.
Il quadro Corse cancellate anche ieri. Toti (Bassa): «Danni ai viaggiatori e alle loro famiglie»
Poi occorre che il personale sia formato all’emergenza. Si deve lavorare anche sull’evacuazione di un treno fermo. È assurdo che delle persone debbano rimanere bloccate a bordo per quattro ore».
Nel frattempo ieri sono stati soppressi i treni delle 13.40 e 15.10 da Treviglio a Varese via Milano; quelli delle 19.08 e 19.38 da Bergamo a Lecco, e il 18.53 dalla Centrale di Milano. Il Bergamo-Milano delle 17.05 è arrivato con 58 minuti di ritardo: viaggiava a 50 all’ora per «avaria dei sistemi di controllo della marcia del treno».