Almè, ragazzina accoltellata in strada
Aggredita da un 25enne con problemi psichiatrici. Lei, 17 anni, grave in ospedale
Il silenzio delle 7.05, in via Crosia ad Almè, è stato spezzato dalle urla di una studentessa di 17 anni. Un ragazzo di 25 anni, con problemi psichici, l’ha accoltellata. «Quando sono arrivato aveva ancora il coltello nella schiena — racconta il padre di lei, al pronto soccorso del Papa Giovanni —. Sono stato chiamato da alcuni residenti che, sentite le urla, sono scesi a soccorrerla. Poteva finire molto peggio».
La paura dei genitori «Le ha perforato una vertebra e il midollo Ha rischiato di restare paralizzata»
È stato lui, imprenditore edile di Almè, a chiamare il 118. La figlia è ricoverata in terapia intensiva all’ospedale di Bergamo, in prognosi riservata ma non in pericolo di vita.
Il giovane, (niente dati, per il suo stato di salute), anche lui di Almè come la ragazza, si trova in carcere con l’accusa di tentato omicidio ipotizzata dal pm Nicola Preteroti. Non era mai stato violento prima di ieri, o almeno non risulta. Secondo quanto hanno potuto ricostruire i carabinieri attraverso le sue prime parole, il ragazzo non è andato a caso. Sarebbe stato interessato alla studentessa, un pensiero maturato anche guardando alcuni programmi e serie televisive sui crimini. I due si conoscevano di vista, perché abitano nello stesso comune. Nulla di più. Lui l’ha seguita per un centinaio di metri da piazza San Fermo e poi l’ha avvicinata in via Crosia. Secondo quanto riferito dai genitori di lei, ha cercato di attirare la sua attenzione con frasi di circostanza: «Si scivola stamattina, vero?». Ma vedendo il disinteresse della diciassettenne ha aspettato che allungasse il passo, poi l’ha colpita con un coltello da cucina di 8 centimetri che aveva con sé ed è fuggito. Non lontano, perché i carabinieri sono arrivati presto a lui.
«Appena sono arrivata in ospedale, mia figlia mi ha detto: “Pensavo di morire, sai chi è stato?” — racconta la mam- ma della diciassettenne, al pronto soccorso in attesa di aggiornamenti —. E mi ha descritto proprio quel giovane che poi ho riconosciuto nella foto che mi hanno mostrato i carabinieri. Noi sappiamo chi è. L’ha pugnalata, le ha perforato una vertebra e il midollo. I medici hanno detto che avrebbe potuto rischiare la paralisi, verrà sicuramente operata». Alta, bionda e occhi azzurri, 18 anni il 21 marzo prossimo, la giovane stava raggiungendo via Campofiori per prendere il pullman per andare all’istituto Vittorio Emanuele, a Bergamo, dove frequenta il quarto anno del liceo linguistico. Tutte le mattine percorre la stessa strada, dall’angolo tra via Tasso e via Martiri della libertà: via Verdi, piazza San Fermo quindi via Crosia fino a via San Michele.
Il Rostkafe della piazzetta prima della via apre alle 8.30, la titolare non sa cos’è successo. Alle 7, affacciata alla finestra di una casa al primo piano in una traversa di via Crosia c’era Saida, sposata con Fausi Abid, che ha notato la giovane: «Stavo guardando se nevicasse e l’ho vista attraversare piazza San Fermo. Poi sono rientrata e ho sentito gridare fortissimo». Paolo Alborghetti, al secondo piano della stessa palazzina si stava cambiando per andare al lavoro e «appena ha sentito le urla è corso in strada, io sono rimasta a casa», racconta la moglie del soccorritore, Manuela Noris. In aiuto, poco dopo, è accorsa anche Angioletta Cattaneo che vive al piano terra: «Ho già detto tutto ai carabinieri, sono arrivata lì ma c’era già il mio vicino». Già lunedì il venticinquenne, difeso dall’avvocato Enrico Pelillo, potrebbe essere interrogato dal gip.