Pavia tra orrore e orgoglio: adesso adesivi ovunque
Reazioni al marchio: qui abita un antifascista «Gesto squadrista». «Spero resti a lungo»
A Pavia, l’aria che si respira in questa domenica elettorale è pesante, tirata. Non sono soltanto le logiche rivalità tra candidati a rendere il clima poco disteso, ci sono anche quegli adesivi attaccati alle porte e ai citofoni degli antifascisti che si sono visti marchiare dagli antagonisti di destra. Sì, perché a Pavia, dove i collettivi di Radio Out hanno sede a una manciata di metri dai locali di CasaPound, e si tenta una convivenza impossibile, «si è tornati agli anni bui in cui si bollavano i negozi degli ebrei». Questo uno dei commenti tra le bancarelle del mercato, poche ore dopo la triste scoperta di decine di cittadini che al loro risveglio hanno trovato l’ adesivo con la scritta «Qui abita un antifascista» sulla porta di casa.
Il raid notturno — presumibilmente ad opera dei militanti appartenenti alle sigle di estrema destra — è scattato nella notte tra venerdì e sabato; una ventina i destinatari del gesto intimidatorio. Tra di loro ci sono candidati alle politiche, appartenenti ai collettivi di sinistra, di Anpi e l’assessore alla Cultura del Comune di Pavia, Giacomo Galazzo che, tornato dalla celebrazione di un matrimonio, ha trovato l’adesivo sulla porta: «Un gesto squadrista, un’intimidazione vergognosa. Rispondo orgoglioso che è vero, ci abita un antifascista e continuerò a uscire di casa per dirlo a voce alta».
Nelle piazze virtuali dei social è un susseguirsi di opinioni concitate; di commenti al vetriolo. C’è chi sostiene che «se la sono cercata» — sono pochi, ma ci sono —, chi esorta il sindaco su Facebook a non occuparsi di «simili sciocchezze», ma di pensare alle strade colabrodo da sistemare, mettendo sullo stesso piano due azioni con un peso evidentemente diverso. Tanti, invece, chiedono a gran voce un adesivo con cui distinguersi orgogliosamente: «Stampiamone a centinaia e appendiamoceli ovunque», suggerisce un giovane; alcuni scrivono addirittura nero su bianco il proprio indirizzo di casa «per facilitare il compito agli avversari». Un adesivo che appare come vera minaccia, come a dire:«Sappiamo dove abiti». Nella sede del circolo cittadino di Anpi c’è sgomento; diversi i membri del comitato ad aver avuto «il marchio». «Ennesima gravissima provocazione fascista — commenta Luca Casarotti, vicepresidente dell’Anpi Pavia —. Un gesto che evoca i peggiori ricordi della Germania nazifascista. Non ci facciamo spaventare da questa intimidazione che è l’ennesima conferma del clima violento che sta crescendo anche a Pavia».
Gli ultimi quattro mesi sono stati particolarmente critici in città tra le due fazioni di simpatizzanti: manifestazioni violente, rappresaglie fuori dai locali, pestaggi, insulti a sfondo razziale. L’appuntamento elettorale è stato occasione di scontro quasi scontato. «Anch’io l’ho trovato, ma per quanto mi riguarda, o lo tolgono i vigili in quanto propaganda elettorale, dato che vivo a 200 metri da un seggio, oppure può rimanere finché il sole non lo consuma», ha commentato Ottavio Giulio Rizzo, segretario del circolo Pd di Pavia Ovest. I primi sospettati sono i membri di CasaPound, che però sostengono di non c’entrare nulla: «Siamo assolutamente estranei a quanto avvenuto a Pavia», ha dichiarato laconico il presidente Gianluca Iannone.
Intanto c’è chi, come MovimentoPavia, ha organizzato per martedì una campagna di distribuzione adesivi per tutti quegli antifascisti «che si sono sentiti offesi per non averli ricevuti».
I commenti Frase choc sui social: «Se la sono cercata» CasaPound assicura di essere estranea