Un letto e un pasto ai senzatetto nella casa per malati e familiari
Lecco, oltre agli ospiti in cura all’ospedale porte aperte a chi sfida il freddo
Salhia ha 40 anni e un figlio di quattro. Un lavoro saltuario in una ditta che si occupa di pulizie condominiali, che ha perso quando è nato il bambino, e lo sfratto diventato esecutivo a inizio anno. Arriva dal Marocco, ha il sorriso dolce e rassegnato, accarezza il capo di Mohamed e dalla finestra guarda la neve che scende fitta. «Saremmo in mezzo alla strada se CasAmica non ci avesse accolto a metà gennaio. Siamo in attesa di poter occupare l’alloggio Aler che mi è stato assegnato, ma non è ancora disponibile. Ero disperata, poi la mano tesa e il sostegno concreto. Mi trovo bene qui. È come una famiglia», racconta.
La struttura su cinque piani di via Rovinata si trova a pochi passi dall’ospedale di Lecco: 18 camere con bagno, una cucina attrezzata, soggiorno, lavanderia, una grande terrazza. Inaugurata nell’ottobre del 2016, la palazzina è stata realizzata per ospitare malati e loro familiari in difficoltà che devono soggiornare lontano da casa, anche per lunghi periodi, per ricevere le cure di cui hanno bisogno. Sei le case di accoglienza aperte da CasAmica Onlus in tutta Italia, quattro a Milano, una dedicata solo ai bambini, una a Roma e infine quella di Lecco, la prima a decidere di spalancare le porte anche a chi è rimasto senza un tetto. «È una sorta di sperimentazione. Del resto da quando è nata l’associazione 30 anni fa le esigenze sono cambiate— spiega Alessio Inzaghi, responsabile della struttura di Lecco —. La mission principale resta quella del sostegno a chi necessita di cure e ai loro parenti, ma qui abbiamo pensato di dare una risposta anche a chi ha altri bisogni abitativi. Naturalmente con delle regole: devono essere persone segnalate dal Comune, autosufficienti, in grado di vivere in comunità, e l’ospitalità è assolutamente temporanea».
Tra i 294 ospiti, quasi tutti italiani, che in poco più di un anno sono passati da CasAmica Francesco e Antonio, «abbiamo accolto una donna, Rosita, e il suo compagno che da tempo vivevano in auto — continua Alessio —. Lei era gravemente malata. In questo caso abbiamo unito le esigenze dando un letto a chi doveva accedere all’ospedale e togliendo questa coppia dalla strada. Del resto l’associazione è nata negli anni ottanta grazie all’intuizione di Lucia Vedani, colpita dalle persone che dormivano sulle panchine intorno all’Istituto nazionale dei tumori o al Besta di Milano. Gli ospiti arrivano qui da tutta Italia, soprattutto dal sud, ma anche dalla vicina Brianza o dalla Valtellina. Abbiamo tante mamme o papà nei giorni precedenti o successivi al parto, soprattutto se si tratta di gravidanze complicate». Ma sono infinite le storie che si incrociano in questa palazzina dai colori pastello: Micael, ragazzo dello Zambia in cura per l’Ilizarov, e Maria Balciuk, la prima ospite, 63 anni, due interventi chirurgici, e tra pochi giorni il decimo ciclo di chemioterapia. È nata in Ucraina e faceva la badante.
«Qui mi hanno salvato la vita — spiega regalando un sorriso di speranza —. Sono venute a trovarmi mia figlia e mia nipote, anche loro accolte in questa casa, che sento mia. I volontari mi coccolano, mi aiutano, mi sostengono nei momenti di sconforto». Lo dice mentre con lo sguardo ringrazia Silvia Conzada, insegnante in pensione, una dei 25 volontari che prestano la loro opera in via Rovinata: «Non è facile, con gli ospiti condividiamo dolori e paure, ma anche gioie e speranze. Emotivamente è molto coinvolgente, un’esperienza che arricchisce», spiega Silvia. «Questa casa è una risorsa per il territorio, è giusto aprirsi ad altre esigenze. Ne ho parlato anche con il direttore generale dell’associazione Stefano Gastaldi, è chissà che Lecco possa essere un esempio virtuoso», conclude Inzaghi, mentre saluta per tornare a giocare con Mohamed.