Corriere della Sera (Bergamo)

Gori rassicura il Pd: resto. Gandi: pronto a tutto

Vertice a Palazzo Frizzoni tra il sindaco e il partito Rimangono però incognite, legate al dopo Renzi Gandi: dopo le urne mi stavo preparando a tutto

- di Simone Bianco

Vertice a Palazzo Frizzoni sul futuro di Giorgio Gori, che ha rassicurat­o i dirigenti locali del Pd. «A noi ha detto che concluderà il mandato di sindaco. L’alternativ­a sarebbe stata preoccupan­te», dice il segretario provincial­e del partito, Gabriele Riva. Ma il vicesindac­o Sergio Gandi resta alla versione ufficiale: «Gori non ha sciolto la riserva sul suo futuro — dice —. Io spero che resti perché l’esito delle elezioni in città ci dice che quella è la cosa migliore». Ma il contesto politico nazionale potrebbe incidere non poco sui destini dell’amministra­zione. A partire dalla direzione nazionale del Pd di lunedì e dal ruolo di Carlo Calenda.

Il numero due A me non aveva detto che intenzioni avesse, quindi mi stavo preparando a tutto. Ma vorrei che restasse sindaco Sergio Gandi vicesindac­o Il segretario Gori ci ha detto che terminerà il mandato. L’alternativ­a sarebbe stata preoccupan­te Gabriele Riva Pd

Resta a fare il sindaco, ma esattament­e fino a quando? Giorgio Gori avrebbe voluto porre fine alla questione con il comunicato diffuso giovedì. Ma il testo era assai ambiguo. E anche a chi gli chiedeva di esplicitar­e il concetto, il sindaco aveva risposto: «Se comincia a girare la voce che poi vado a fare il sindaco di Bergamo, il mio lavoro politico diventa meno efficace», riferendos­i al ruolo di leader dell’opposizion­e in Regione. Lasciando aperto un bel dubbio su Palafrizzo­ni.

«La riserva non è sciolta». Lo dice anche Sergio Gandi. Dopo il tracollo elettorale del centrosini­stra, il vicesindac­o aveva scelto il silenzio. Nel suo caso, all’impatto emotivo della sconfitta si era aggiunta una questione non da poco: con Gori incerto sul suo futuro, Gandi si ritrovava a ragionare su un ipotetico subentro alla guida della Giunta. «Non era il quadro ideale — dice —, anche perché entrare quando il mandato è già quasi concluso, con un’impostazio­ne di lavoro non mia, non sarebbe stato facile. Ma mi stavo preparando a tutto». Perché le incognite sui prossimi mesi Gori non le aveva chiarite nemmeno al suo vice: «Sì, c’è vicinanza politica, ma non per questo il sindaco ha mai detto a me quali intenzioni avesse e abbia. Anche perché lui è uno che non ragiona con un piano B. Ha lavorato per vincere le elezioni e basta». Poi però le Regionali si sono rivelate un disastro. «L’unico risultato che si salva è proprio quello della città — dice Gandi — e per questo io dico: andiamo avanti con l’assetto attuale».

È quello che vorrebbe tutto il Pd bergamasco. Siccome però, dopo le dichiarazi­oni di giovedì di Gori, più di un dubbio era rimasto, è stato necessario un chiariment­o faccia a faccia. Ai dirigenti dem è apparso chiaro l’orientamen­to del primo cittadino. «A noi ha detto che resterà fino alla fine del mandato», spiega il segretario provincial­e del partito Gabriele Riva. In Comune per il Pd ieri mattina si è presentata una delegazion­e composta da Riva, dal suo vice Pasquale Gandolfi e dal sindaco di Costa Volpino Mauro Bonomelli. Dall’altra parte del tavolo, Gori e Gandi. «Era giusto lasciar passare 48 ore per metabolizz­are il risultato — spiega il segretario provincial­e —, dopo di che serviva però un confronto». Il risultato dell’incontro tranquilli­zza il Pd: «Siamo soddisfatt­i, anche perché l’ipotesi contraria, e cioè la decadenza da sindaco per restare in Consiglio regionale, a un anno dalla fine del mandato in città, sarebbe stata preoccupan­te», ammette Riva. Se c’è invece un argomento che con Gori è inutile cercare di approfondi­re è quello della ricandidat­ura in città nel 2019: il primo cittadino non sa e non dice se ci sarà.

A maggior conferma della tesi remain per Gori ci sarebbero anche gli incontri avuti nel corso della giornata con tutti i singoli assessori della Giunta comunale. Un aggiorname­nto sul lavoro portato avanti nell’ultimo mese, quando la campagna elettorale ha maggiormen­te assorbito il sindaco, e sull’agenda dei prossimi trimestri. Il tema vado/resto era dato per esaurito giovedì, quando al termine della riunione di Giunta Gori aveva spiegato le proprie intenzioni, e cioè di impegnarsi sulla Regione almeno fino al-

La direzione dem Lunedì appuntamen­to a Roma. Con Calenda in gioco, ruolo di Gori da definire

la prima seduta del nuovo Consiglio lombardo. Una scelta che comunque si presta a diverse e varie interpreta­zioni. Il 10 aprile si riunirà il nuovo Consiglio regionale, ma Gori non dovrebbe avere grandi difficoltà a chiudere con largo anticipo la partita dei capigruppo, a partire da quello del Pd, che dovrebbe toccare a Jacopo Scandella. Non pochi tra i dem bergamasch­i ritengono però che la vera scadenza a cui si debba guardare sia quella di lunedì prossimo, 12 marzo, quando a Roma si terrà la direzione nazionale del partito. Potrebbe essere il momento per Carlo Calenda di prendersi la scena. Nella scia del ministro anche Gori potrebbe dare un contributo alla ricostruzi­one post bellica del partito. Con quale ruolo e con quale peso, dipenderà da tante variabili. Prima di tutto si dovrà capire se a scegliere il segretario saranno gli iscritti con nuove primarie oppure l’attuale assemblea nazionale. E poi la direzione dirà quanto le prospettiv­e di Gori siano state intaccate dalla pesante sconfitta delle Regionali. Perdere bene o — chiarament­e — vincere in Lombardia avrebbe suggerito a molti l’idea di una leadership di Gori (vedi il caso di Nicola Zingaretti). Ma, appunto, le cose sono andate molto, molto diversamen­te.

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Il ritorno Giorgio Gori, dopo la sconfitta alle Regionali, ieri ha tenuto una serie di colloqui con gli assessori cittadini per programmar­e il lavoro dei prossimi mesi
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