Corriere della Sera (Bergamo)

L’ultimo viaggio «Addio Astori, umile campione»

A San Pellegrino per il calciatore fiori e biglietti I ricordi dei suoi insegnanti e dei tanti amici d’infanzia

- Paravisi

Davide Astori, il capitano della Fiorentina scomparso domenica scorsa a Udine, è stato sepolto nel cimitero di San Pellegrino. Ad accompagna­rlo nell’ultimo viaggio i famigliari, la compagna Francesca e gli amici d’infanzia.

Davide Astori avrà sempre con sé le proprie maglie. La bara del calciatore di San Pellegrino è stata tumulata così, coperta delle divise delle squadre con le quali aveva giocato, insieme a una foto che lo ritrae mentre ride. Sono stati in tantissimi ad accompagna­re Astori per l’ultimo breve tragitto in salita dalla chiesa al cimitero che domina il paese.

Ieri la chiesa ha aperto presto, sul portone il semplice biglietto «Astori Davide», e da subito la gente ha cominciato ad arrivare, a lasciare biglietti, peluche o pacchetti regalo «per la piccola Vittoria», figlia del calciatore, e alla fine verranno contati oltre cento mazzi di fiori. Molti sono dei ragazzini delle elementari di San Pellegrino. Gli scolari lasciano davanti all’altare anche tante mani colorate e un tabellone coperto di firme e la scritta «Sei un esempio per noi. Grazie» con un «Ciao Capitano» in viola. Escono in fila dalla porta laterale, guidati da una maestra con gli occhi lucidi: «Davide è stato uno dei miei bambini per cinque anni — racconta Irene Rivellini —. Già allora era come lo descrivono tutti adesso: bravo, intelligen­te, rispettoso, si capiva che sarebbe diventato una bella persona».

La chiesa si riempie, su uno schermo passano immagini di Astori, una canzone pop scorre sullo sfondo, si alza lo stendardo dell’Atalanta mentre il padre del calciatore si rigira fra le mani la fascia da capitano. Infine arriva Francesca Fioretti, compagna di Astori: era partita in mattinata da Firenze e per aspettarla la cerimonia è stata spostata di due ore. Don Vittorio Ginami, che ha girato tutta la valle e conosce la famiglia Astori da quando il fratello maggiore di Davide gli faceva da chierichet­to, ha letto il ricordo di un altro insegnante, il professor Sergio Brigenti, di Zogno: anche lui ha avuto il giovane calciatore in classe per cinque anni, all’istituto per geometri. E racconta dell’incredulit­à di quando ha letto la notizia sul sito del Corriere: «Era l’alunno che giocava e studiava senza troppi clamori, che avevo incontrato in giro per Bergamo con la sua ragazza ed era rimasto lui: semplice, senza tanti fronzoli. Era un giocatore fortissimo, un ragazzo bello come il sole, che splendeva anche per carattere, correttezz­a, in quella personalit­à ed eleganza che sapeva regalarci anche in campo. Ti ricorderò nella tua classe, leale compagno e alunno sincero».

Le immagini sullo schermo si fermano su un primo piano in bianco e nero, mentre il parroco di San Pellegrino legge l’ultima preghiera. Infine il feretro, portato a spalla da cugini e coscritti, esce dalla chiesa accompagna­to dagli applausi, e il corteo imbocca la salita verso il cimitero. In cima aspetta uno striscione di saluto che racconta del calcio vero e, insieme, della gente vera come Davide, che lo gioca: «Cresciuto con noi sull’asfalto rincorrend­o un pallone… I nostalgici del fubal ti rendono omaggio umile campione».

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Lacrime Il corteo a San Pellegrino. In alto a destra, i familiari di Davide Astori (nella foto a sinistra)

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