QUEL FIGLIO BULLO E LA CRISI DI SUO PADRE
Il conflitto tra un professore e un alunno «geniale e satanico» L’autore: racconto anche la ritrosia verso chi sconvolge lo status quo
«La vita finora» , da due giorni in libreria, quindicesimo romanzo di Raul Montanari, è un altro esempio notevole di quell’edificio consolidato chiamato romanzo, che nella sua penna è ancora vivo, vegeto, sorprendente. Aprendo le stanze del presente, l’autore ci coinvolge in una sinfonia il cui respiro spalanca finestre su paesaggi narrativi dove il nostro immaginario si espande e la comprensione del presente è a portata di mano. Un viaggio ricco di sorprese, se è vero che, come afferma egli stesso «io mi vedo come un autore di romanzi d’avventura, i cui protagonisti sono persone normali catapultate in situazioni eccezionali perché gli capita qualcosa in casa (Sempre più
vicino) o perché partono per andare in un luogo a loro ignoto che riserverà sorprese anche drammatiche (Il regno degli amici, La vita finora).»
La vita finora si svolge in montagna e per la prima volta Montanari tratta e utilizza come una psicogeografia, più che un semplice scenario, questo grande ambiente nel quale Marco Laurenti, trentacinquenne insegnante milanese disoccupato, vedrà la sua vita cambiata da una drammatica esperienza: «Marco accetta un incarico e parte per una valle, dove nel paese trova un gruppo di bulli difesi dai genitori che deve affrontare. La valle non viene nominata ma è una specie di “ipervalle” bergamasca: inizia come la Val Seriana o la Val Brembana e in cima diventa la Val di Scalve, luoghi che conosco bene. La vicenda si svolge in inverno, quando il paese si ritrova in un isolamento che rende più drammatiche e interessanti le vicende.»
Nell’ombelico di un mondo dove il bene e il male si lanciano una sfida che ricade sulle spalle fragili di Laurenti, del parroco e del preside della scuola, tutti alle prese con adolescenti difficili, adulti chiusi e maschi prepotenti, o donne che sembrano essersi arrese al destino, troviamo un ex militare serbo macchiatosi di crimini di guerra, decisivo per la storia. Una galleria umana sconcertante, affrontata a tratti con humour: «la caratteristica di questi piccoli paesi è la contraddizione fra la vocazione turistica e quella che guarda con diffidenza qualsiasi novità possa turbare l’equilibrio della comunità, peculiarità che prevale perché credo sia la più genuina, perché crea un conflitto affascinante con il “milanese” che sconvolge regole e rituali consolidati». In discussione ci sono le figure paterne — da Dio agli educatori e ai genitori — con il preside e il parroco colti nel pieno del tormento che non sfiora i padri di questi figli del male: «quasi tutte le figure paterne sono negative e la mia è una riflessione sulla crisi del padre. La società è così confusa fra conservazione e innovazione che fare il padre è difficilissimo. Che valori devo trasmettere a mio figlio? Devo insegnargli la mitezza o l’aggressività? Se gli insegno la mitezza ne faccio una persona migliore, ma senza aggressività come farà a farsi strada in una società così competitiva?»
Al centro del villaggio, la classe disfunzionale nella quale viene catapultato Laurenti, che però fa saltare il banco: «fino agli anni ’80 esisteva un’alleanza fra adulti e l’insegnante rappresentava una prosecuzione naturale dell’autorità dei genitori che da anni si è rotta; il genitore spesso percepisce l’insegnante come un nemico che, nell’esprimere giudizi sul figlio, attacca indirettamente il suo stesso narcisismo. Il risultato è che i teenager da una parte si sentono iperprotetti in famiglia, ma dall’altra privi di un indirizzo etico.» Il giovane Rudi «geniale e satanico che rappresenta in forma estrema questa crisi di valori, quando deride il professore, dicendogli “mio padre mi difenderà sempre, perché se uno tocca me è come se gli rigasse l’auto” esprime al tempo stesso arroganza e smarrimento,» incarna la tragedia annunciata che dal paese rimbalza nel mondo via Facebook, luogo incontrollabile per tutti. Ci piace pensare che La vita finora è la storia di una catarsi, quella del protagonista che grazie alla sorella Sara, lontana fisicamente ma vicina sempre e che da piccola lo aveva salvato da un’infanzia difficile, riesce a ricordargli dove è la strada da prendere per diventare se stesso: perché se finora tutto era andato così, in futuro egli potrà riscattare anche quel passato.