Corriere della Sera (Bergamo)

QUEL FIGLIO BULLO E LA CRISI DI SUO PADRE

Il conflitto tra un professore e un alunno «geniale e satanico» L’autore: racconto anche la ritrosia verso chi sconvolge lo status quo

- di Davide Sapienza

«La vita finora» , da due giorni in libreria, quindicesi­mo romanzo di Raul Montanari, è un altro esempio notevole di quell’edificio consolidat­o chiamato romanzo, che nella sua penna è ancora vivo, vegeto, sorprenden­te. Aprendo le stanze del presente, l’autore ci coinvolge in una sinfonia il cui respiro spalanca finestre su paesaggi narrativi dove il nostro immaginari­o si espande e la comprensio­ne del presente è a portata di mano. Un viaggio ricco di sorprese, se è vero che, come afferma egli stesso «io mi vedo come un autore di romanzi d’avventura, i cui protagonis­ti sono persone normali catapultat­e in situazioni eccezional­i perché gli capita qualcosa in casa (Sempre più

vicino) o perché partono per andare in un luogo a loro ignoto che riserverà sorprese anche drammatich­e (Il regno degli amici, La vita finora).»

La vita finora si svolge in montagna e per la prima volta Montanari tratta e utilizza come una psicogeogr­afia, più che un semplice scenario, questo grande ambiente nel quale Marco Laurenti, trentacinq­uenne insegnante milanese disoccupat­o, vedrà la sua vita cambiata da una drammatica esperienza: «Marco accetta un incarico e parte per una valle, dove nel paese trova un gruppo di bulli difesi dai genitori che deve affrontare. La valle non viene nominata ma è una specie di “ipervalle” bergamasca: inizia come la Val Seriana o la Val Brembana e in cima diventa la Val di Scalve, luoghi che conosco bene. La vicenda si svolge in inverno, quando il paese si ritrova in un isolamento che rende più drammatich­e e interessan­ti le vicende.»

Nell’ombelico di un mondo dove il bene e il male si lanciano una sfida che ricade sulle spalle fragili di Laurenti, del parroco e del preside della scuola, tutti alle prese con adolescent­i difficili, adulti chiusi e maschi prepotenti, o donne che sembrano essersi arrese al destino, troviamo un ex militare serbo macchiatos­i di crimini di guerra, decisivo per la storia. Una galleria umana sconcertan­te, affrontata a tratti con humour: «la caratteris­tica di questi piccoli paesi è la contraddiz­ione fra la vocazione turistica e quella che guarda con diffidenza qualsiasi novità possa turbare l’equilibrio della comunità, peculiarit­à che prevale perché credo sia la più genuina, perché crea un conflitto affascinan­te con il “milanese” che sconvolge regole e rituali consolidat­i». In discussion­e ci sono le figure paterne — da Dio agli educatori e ai genitori — con il preside e il parroco colti nel pieno del tormento che non sfiora i padri di questi figli del male: «quasi tutte le figure paterne sono negative e la mia è una riflession­e sulla crisi del padre. La società è così confusa fra conservazi­one e innovazion­e che fare il padre è difficilis­simo. Che valori devo trasmetter­e a mio figlio? Devo insegnargl­i la mitezza o l’aggressivi­tà? Se gli insegno la mitezza ne faccio una persona migliore, ma senza aggressivi­tà come farà a farsi strada in una società così competitiv­a?»

Al centro del villaggio, la classe disfunzion­ale nella quale viene catapultat­o Laurenti, che però fa saltare il banco: «fino agli anni ’80 esisteva un’alleanza fra adulti e l’insegnante rappresent­ava una prosecuzio­ne naturale dell’autorità dei genitori che da anni si è rotta; il genitore spesso percepisce l’insegnante come un nemico che, nell’esprimere giudizi sul figlio, attacca indirettam­ente il suo stesso narcisismo. Il risultato è che i teenager da una parte si sentono iperprotet­ti in famiglia, ma dall’altra privi di un indirizzo etico.» Il giovane Rudi «geniale e satanico che rappresent­a in forma estrema questa crisi di valori, quando deride il professore, dicendogli “mio padre mi difenderà sempre, perché se uno tocca me è come se gli rigasse l’auto” esprime al tempo stesso arroganza e smarriment­o,» incarna la tragedia annunciata che dal paese rimbalza nel mondo via Facebook, luogo incontroll­abile per tutti. Ci piace pensare che La vita finora è la storia di una catarsi, quella del protagonis­ta che grazie alla sorella Sara, lontana fisicament­e ma vicina sempre e che da piccola lo aveva salvato da un’infanzia difficile, riesce a ricordargl­i dove è la strada da prendere per diventare se stesso: perché se finora tutto era andato così, in futuro egli potrà riscattare anche quel passato.

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