Corriere della Sera (Bergamo)

L’impresa paga il debito il Confiab tiene la cauzione

I titolari della Sesa srl: ingiusto. La liquidazio­ne del Consorzio blocca i soldi

- Donatella Tiraboschi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

La replica Il liquidator­e Datei: «Assemblea regolare. Tra poche settimane il quadro completo»

Non è questione di soldi. Non solo, perlomeno. Perché anche 7 mila euro per un imprendito­re sono importanti. «Sapevamo già dove metterli — sospira Silvia Pisano, amministra­tore unico di Sesa, Ponte San Pietro — ma non li rivedremo più, stando a quanto ci ha detto Stefano Maroni, direttore del Confiab». Il Consorzio fidi degli artigiani che il 27 dicembre scorso è stato messo in liquidazio­ne. La situazione finanziari­a, quel giorno, era stata comunicata ufficialme­nte dal presidente, Angelo Carrara: perdita di esercizio di 10 milioni e 14 mila euro, con un patrimonio negativo di 7 milioni. Le strade, a quel punto, erano due: o ricapitali­zzare o sciogliere il Consorzio mettendolo in liquidazio­ne. L’assemblea ha imboccato la seconda.

Tra questi soci, anche la Sesa, una pmi che Silvia Pisano ha fondato con il marito, Emanuele Maganuco (socio di maggioranz­a) una decina di anni fa. Ramo metalmecca­nico, costruisco­no impianti industrial­i, dando lavoro a 25 persone. Proprio in quei giorni in cui in via Torretta si decidono le sorti del Confiab, Pisano dispone il pagamento dell’ultima rata di 1.800 euro mensili del prestito ottenuto dal Consorzio nel 2011: 140 mila euro, chiesti per ripianare perdite per fatture non saldate dai clienti. L’importo è stato restituito con la massima puntualità, senza mai saltare una rata. Tecnicamen­te la Sesa chiude così «in bonis» la sua posizione debitoria, esigendo contestual­mente i 7 mila euro, la cauzione che è pari al 5% del prestito. Il 3 gennaio, Pisano invia una mail al Consorzio, in cui si fa presente la richiesta, ma la risposta che quasi un mese dopo riceve con una pec da parte del liquidator­e del Confiab Giovanni Datei, la coglie di sorpresa: «Il Consorzio è in liquidazio­ne, tutto è congelato».

Dalla richiesta di incontro, poi effettivam­ente tenutosi tra la Sesa, il suo avvocato, Stefano Maroni e lo stesso liquidator­e, il quadro si incupisce ulteriorme­nte. Il perché è scritto nero su bianco nel verbale di assemblea di liquidazio­ne, laddove si dà mandato allo stesso Datei: «Di poter richiedere ai consorziat­i i contributi necessari alla definizion­e dell’esposizion­e debitoria, anche nelle forme di compensazi­one con il debito del Confidi alla restituzio­ne dei depositi cauzionali». Tradotto: quello che per il consorzio è un debito, cioè la cauzione sul prestito da ridare al socio, viene trattenuta come «contributo necessario» per sanare il debito del Confiab. «Anziché la restituzio­ne della cauzione — afferma Maganuco — Maroni ha fatto una proposta: da un lato ha sottolinea­to che Confartigi­anato è un’entità giuridica separata da Confiab, dall’altro ci ha offerto, come una sorta di risarcimen­to, dei servizi di Confartigi­anato per un valore del 20% della cauzione. Una proposta che non abbiamo accettato». Maganuco ha restituito la tessera di socio di Confartigi­anato, e spiega: «Quei servizi a me non servono, io rivoglio indietro i miei soldi. Mi chiedo: ma se il prestito non fosse ancora scaduto, come avremmo saputo della grave situazione del Confiab? Quanti soci del Consorzio, che stanno pagando le loro rate, lo sanno? E, infine, a che cosa è servito essermi comportato correttame­nte se poi sono stato gabbato in questo modo?».

Poche ore dopo quell’incontro, il Confiab ha rilanciato: aumentiamo il controvalo­re in servizi associativ­i e voucher fino alla metà dell’importo. Il liquidator­e, interpella­to, ribadisce una posizione attendista: «Mi serve ancora qualche settimana per avere un quadro esatto. Posso, però, affermare che la convocazio­ne dell’assemblea dei soci è avvenuta secondo tutti i crismi del caso». Anche le banche sono alla finestra in attesa delle rendiconta­zioni finali. Per il Confiab, Stefano Maroni è tranchant: «Sia io che Angelo Carrara siamo ormai fuori da questa partita. Tutto è nelle mani del liquidator­e. Quanto al resto, è tutto scritto nel verbale dell’assemblea del 27 dicembre scorso». La faccenda delle cauzioni, in quel contesto, è chiara ma Maganuco non ci sta: «Trovo ingiusto che a rimetterci quegli importi siano i soci che hanno in essere un prestito in questo momento. Il Confiab ha migliaia di soci, il debito dovrebbe essere ripartito tra tutti, anche quelli che ne hanno usufruito in passato».

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Via Torretta La sede del Confiab vicino a quella degli Artigiani

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