T-Rex e Citipati: in Città Alta come nel Jurassic Park
A passeggio nel Triassico tra il T-Rex e il Velociraptor di Jurassic Park
Il bimbo guarda perplesso il bradipo alto due metri: è abituato al Sid dell’Era glaciale e quel mostro con gli artigli gli fa un po’ paura. Meno male che la tigre con i denti a sciabola è al sicuro dietro la teca di vetro. E che tutti i mostri che lanciano il loro silenzioso ruggito in vetroresina siano estinti da qualche milione di anni.
Per questo sono tanti fin da subito i bambini che scorrazzano tra il Triassico e il Cretaceo, facendosi impressionare dalle 52 riproduzioni di dinosauri e animali preistorici disseminate nelle sale del Museo di scienze naturali Caffi. Bestioni preistorici e insetti fuori misura, teste di T-Rex e teschi di spinosauri: gli animali sono stati distribuiti stabilendo legami con le specie attuali e confrontando misure ed evoluzione. Il rinoceronte lanuto realizzato sulla base dei dipinti rupestri è quindi in posa fra i mammiferi; fra gli insetti c’è la meganeura, libellula con apertura alare di 75 centimetri; il Deinonico è con gli uccelli per mostrare come fosse un antenato dei volatili di oggi, e il mostruoso pesce mawsonia umilia i sottostanti squali. La mostra paga anche il suo tributo al cinema: si rassegna a esporre un Velociraptor identico a quello di Jurassic Park, ma per spiegare (in una delle poco leggibili didascalie in bianco su fondo rosso) che in realtà il vero animale era diverso, e più simile al piumato Deinonico che scruta affamato i visitatori da sopra una vetrina. Si è anche stati molto attenti a stabilire rapporti con gli storici reperti del museo: il Megaloceros giganteus alza l’imponente palco di corna a fianco delle ossa del Cervo di Sovere di 700 mila anni fa; un Allosauro ruggisce la sua furia alle spalle dello scheletro da tempo pezzo forte del Caffi; il Liopleurodonte, mostro marino del Pleistocene, guizza a mezz’aria a fianco dello scheletro di un capodoglio; un Citipati, più uccello che dinosauro, veglia sui resti fossilizzati di un suo nido. «La strategia è quella di partire dalla valorizzazione del proprio patrimonio, come facciamo anche con la mostra di Raffaello alla Carrara», spiega l’assessore alla Cultura Nadia Ghisalberti. «Abbiamo messo a dialogare reperti, animali e oggetti accavallatisi nel tempo — aggiunge Marco Valle, direttore dei Musei civici —, e parlano ancora a tutti».