Corriere della Sera (Bergamo)

La biro da 007 L’amico si sfogò e tradì il boss

- di Maddalena Berbenni

«Tanto loro già lo sanno»: queste le parole di Massimo Tajocchi, pregiudica­to, sulle due armi, di cui una pennapisto­la, che i finanzieri gli avevano trovato in casa. Cosa sanno? Che le armi erano del boss Romano, secondo gli inquirenti.

C’è una frase che chiude il cerchio nell’ottica dell’accusa. Massimo Tajocchi la pronuncia durante un colloquio in carcere. Non sa di essere intercetta­to e, comunque, si mostra prudente anche in quella situazione. Il nome dell’amico Giuseppe «Pino» Romano non esce mai dalla sua bocca, non una volta, neanche per sbaglio. «Intanto loro già lo sanno», si lascia sfuggire però a tu per tu con la sua compagna. «Loro» sarebbero i finanzieri, che in quello sfogo leggono una conferma ai sospetti maturati durante le indagini. Sono convinti che le due pistole illegali scoperte nella casa a Desenzano di Tajocchi, quando lo hanno arrestato per ricettazio­ne a ottobre 2017, appartenga­no al pregiudica­to di Romano di Lombardia, 59 anni e una lunga carriera criminale. Il dubbio è nato nel preciso istante in cui si sono resi conto della tipologia non comune delle armi: una semiautoma­tica Mauser e una penna pistola. Non un giocattolo, ma un arnese insidioso, usato dalla ‘ndrangheta. È in ottone e al killer basta tirare quella che sembra la molla di una penna per uccidere senza lasciare tracce sull’ogiva. L’idea degli inquirenti è che Tajocchi le conservass­e per fare un favore a Romano. Nelle 15 pagine dell’ordinanza firmata dal gip Ciro Iacomino si fa riferiment­o anche alla presunta assunzione fittizia al locale di via Borgo Palazzo, a due passi dal Portone del Diavolo. Tajocchi lo aveva appena fatto ristruttur­are, il «boss» risulta tra i dipendenti per alcuni mesi, fino a quando l’amico non va in cella. Assistito dall’avvocato Luigi Villa, nell’interrogat­orio di garanzia Romano si è avvalso della facoltà di non rispondere, ma ha dichiarato spontaneam­ente di non avere nulla a che fare con quelle pistole. Non sono sue. Ora, il giudice valuterà se concedergl­i i domiciliar­i come chiesto dalla difesa.

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I precedenti Giuseppe Romano, 59 anni, ha una condanna e un processo in corso per estorsione

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