Corriere della Sera (Bergamo)

Colonie liguri da demolire L’ultima visita

Le storiche strutture liguri stanno per essere demolite ma le migliaia di ex ospiti potranno ancora visitarle per le Giornate del Fai

- di Fabio Paravisi

Sarà possibile entrare per l’ultima volta alle colonie che hanno ospitato migliaia di bambini bergamasch­i tra Celle e Varazze, prima che vengano demolite e lascino spazio a un hotel e appartamen­ti. Merito delle Giornate del Fai.

Abbasso la colonia/e viva la libertà/ e me andò a ca’/con la alisa in ma’/ e te te rèstet ché /con la alisa ai pé Canzone cantata dai bambini che tornavano a casa La pagina Su Facebook racconti nostalgici si mescolano a recriminaz­ioni e a storie di pianti e paure

Quando le demolirann­o in tanti saranno lì a guardare. Se non altro per assicurars­i che vengano davvero rase al suolo insieme ai loro brutti ricordi. Conto alla rovescia per le colonie bergamasch­e fra Celle Ligure e Varazze, che tra pochi mesi saranno abbattute per fare spazio a un albergo di lusso e a un complesso di appartamen­ti vista mare. Un affare da 90 milioni, 15,5 dei quali serviti per acquistare nel 2009 le colonie dalla Fondazione Azzanelli Cedrelli Celati e dall’Italcement­i (somma poi in parte reinvestit­a nella Casa di riposo di via Gleno). Ma per le migliaia di ex bambini che hanno visto il mare per la prima volta dalle finestre dei palazzoni o che hanno sofferto la ferrea disciplina delle suore che li gestivano, c’è ancora un’ultima occasione per fare una passeggiat­a tra le camerate o nello sterminato parco che si stende dietro i complessi chiusi proprio vent’anni fa. Il 24 e 25 marzo, per le Giornate del Fondo ambiente italiano, ci sarà un’apertura straordina­ria delle colonie bergamasch­e di Celle e Varazze, con visite guidate nei Padiglioni Italcement­i e Frizzoni e nel parco di 70 mila metri quadrati.

«Su 136 colonie in Liguria solo cinque sono vincolate per motivi architetto­nici, ma queste non lo sono e ora spariranno — spiega il capo delegazion­e del Fai di Savona Michele Buzzi —. Nell’arco di un secolo da qui sono passate migliaia di bambini bergamasch­i che spesso uscivano per la prima volta dal loro paese e non avevano mai visto il mare, un soggiorno importante per la loro salute. Il complesso aveva le sorgenti e gli orti che lo rendevano autosuffic­iente, le due gallerie sotto la ferrovia per arrivare al mare, la tartufaia o il sughereto più a nord d’Europa. La mano bergamasca si vede in molti punti, dallo stile delle persiane diverse da quelle liguri a molte piante del parco, tipicament­e orobiche. Il treno dei bambini arrivava dopo cinque ore di viaggio direttamen­te dentro la colonia. Il binario purtroppo servì quando, durante la guerra, la colonia divenne campo di concentram­ento e da lì vennero deportati i prigionier­i».

Il primo padiglione da 300 posti venne realizzato nel 1895 dal conte Teodoro Frizzoni, e seguirono poi i padiglioni Camozzi e i due dell’Italcement­i. Ma i primi bambini poveri bergamasch­i avevano iniziato ad affacciars­i sul mare a Celle già nel 1862, quando il sindaco di Bergamo Giovanni Battista Camozzi Vertova aveva creato il «Comitato scrofolosi» per i bimbi colpiti da infezione alle ghiandole linfatiche. E nel 1889 era nato l’ente morale Opera bergamasca per la salute dei fanciulli.

Tra maggio e settembre si alternavan­o mille bambini al mese, e non tutti si divertivan­o, soprattutt­o a causa del pugno di ferro con il quale le suore Orsoline di Somasca gestivano i plotoni di ragazzini. «A me era piaciuto, ma a quanto pare non per tutti è stato così», commenta con una certa costernazi­one l’architetto di Roncola Manuela Donadoni, che ha studiato la storia delle colonie bergamasch­e. E che aveva aperto una pagina Facebook per raccoglier­e i ricordi degli ex ospiti, ospitando racconti nostalgici ma anche recriminaz­ioni e storie dell’orrore.

«Qualche brutta pagina della mia infanzia è stata scritta in quel posto — scrive una ex ospite —: la sete, l’acidità delle suore, l’atmosfera opprimente, le lacrime di nascosto prima di addormenta­rmi». C’è chi parla di «servizio militare» e chi di «regime carcerario», chi ricorda «freddo e fame» e chi «l’umiliante turbante per chi prendeva i pidocchi». Non a caso la canzoncina di chi tornava a casa terminava così: «Abbasso la Colonia/e viva la libertà/e me andò a ca’/con la alisa in ma’/ e te te rèstet ché/con la alisa ai pé».

 ??  ?? Mare La colonia al confine tra Celle e Varazze dove migliaia di bambini bergamasch­i hanno passato le vacanze al mare. Per le Giornate del Fai. il 24 e 25 marzo, sarà nuovamente aperta prima che venga abbattuta
Mare La colonia al confine tra Celle e Varazze dove migliaia di bambini bergamasch­i hanno passato le vacanze al mare. Per le Giornate del Fai. il 24 e 25 marzo, sarà nuovamente aperta prima che venga abbattuta
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