La sporca guerra dei parking a Orio: 4 arresti per i roghi
Ucraini reclutati. Rubata benzina alle vetture
C’è una guerra dei parcheggi privati attorno all’aeroporto di Orio al Serio dietro gli incendi dolosi del 14 e del 16 giugno 2017, all’Azzurro Park e al Blu Parking, a Grassobbio. Quattro persone sono finite in carcere e una all’obbligo di dimora, su misura cautelare firmata dal gip. Giuseppe La Manca è ritenuto il mandante. Da operaio per la società che gestiva l’Azzurro era diventato l’amministratore di una società concorrente. Napoletano, da tempo residente a Grassobbio, secondo la Procura voleva espandersi anche attraverso le intimidazioni ai concorrenti. Per farlo, sempre secondo l’ipotesi investigativa, aveva assoldato tre ucraini attraverso un cugino napoletano (tra i cinque indagati). Per attirare più clienti, inoltre, proponeva tariffe molto più basse. Solo che le auto degli ignari clienti finivano in strada anziché nel capannone. Un giorno, ad agosto, ne ha usata una per un viaggio in Versilia.
Giuseppe La Manna, a 36 anni, da operaio per una società che gestisce i parcheggi privati attorno all’aeroporto di Orio al Serio è diventato amministratore di una società concorrente. Tutto lecito, fin qui. Non fosse che da domenica sera è in carcere, accusato di aver reclutato tre ucraini, tramite un cugino che vive a Napoli, per incendiare l’Azzurro Park e il Blu Parking con bombe molotov: Grassobbio, 14 e 16 giugno 2017, la prima volta vennero danneggiate due automobili ma la seconda ne andarono a fuoco 51 oltre al capannone.
Il profilo che emerge dall’ordinanza firmata dal gip Massimiliano Magliacani, su richiesta del pm Raffaella Latorraca, è quello di un uomo che vive «in uno stato soggettivo di onnipotenza nel disprezzo assoluto della legge, dell’autorità di pubblica sicurezza e dell’incolumità altrui». Questo perché, dalle indagini del carabinieri del Nucleo investigativo di Bergamo è emerso che La Manna ha organizzato le «intimidazioni» dei concorrenti mentre era in detenzione domiciliare per scontare un cumulo pene (a casa per motivi di salute). Ha precedenti per riciclaggio, ricettazione, truffa. Gli è stata concessa la condizionale per cinque volte eppure, osserva il gip, le sospensioni «non hanno sortito alcun effetto positivo sulla personalità criminale dell’indagato». Quanto alla malattia «se ne avvantaggia per perseguire i suoi scopi». In una telefonata parla del «Marescià»: «Gli dico tu il tempo di arrestarmi non ce l’hai perché non sto bene. Fino a quando non mi prendi a fare un’evasione». L’ha commessa, altra accusa nell’ordinanza, perché con la scusa di andare dall’avvocato a Firenze sarebbe andato al mare.
È un dettaglio, rispetto ai roghi che il procuratore Walter Mapelli ha definito «fatto criminale che ha destato allarme, del genere che si è abituati a vedere in altre zone d’Italia. Questo, in una realtà economica significativa. Pensare che dei parcheggi siano in mano a una banda di criminali è un’offesa al territorio e, possiamo dirlo visto che l’aeroporto è un nostro biglietto da visita, alla Nazione».
Il pm Latorraca ha descritto La Manna «imprenditore giovane, sicuro di sé e sprezzante che voleva imporre la sua supremazia su imprenditori storici del settore e che è stato in grado di assoldare manodopera ucraina spregiudicata». Sono Georgii Prekob, 35 anni, detto Yuri; Dmytro Lazurko di 41 anni, alias Dima, e Andrii Chubaiko, di 30 anni, anche loro in carcere. Ucraini che vivono a Milano assoldati da La Manna tramite il cugino Alessandro De Simone, 27 anni, casa a Sant’Anastasia (Napoli), all’obbligo di dimora per questa vicenda. Sull’asse Bergamo-Napoli ci sono altri due ucraini ritenuti gli intermediari tra De Simone e i loro connazionali. Ma secondo il gip gli indizi a loro carico non sono abbastanza gravi per una misura cautelare. I tre arrestati sono stati pagati 750 euro per il loro «lavoro». «Il dio soldo», come l’ha chiamato il pm, secondo l’accusa è il motore dei roghi dal punto di vista di La Manna. Fino all’arresto (7 marzo 2017, per i suoi precedenti) era stato dipendente dell’Azzurro Parking, poi con la moglie è diventato amministratore della Orio Big Parking, tre aree con Best Fly Parking: via Fermi a Grassobbio, via Grinetta a Seriate e via Azzano a Grassobbio. Voleva espandersi, ritiene la Procura, aveva chiesto di prendere in affitto un altro capannone, ma aveva ottenuto solo il rifiuto del proprietario appartenente alla stessa famiglia riconducibile ai parcheggi presi di mira. La Manna, è sempre la ricostruzione, temeva un ulteriore allargamento dei concorrenti. E quando il 12 giugno la Finanza controlla l’Orio Big Parking, si convince che dietro ci siano loro. Si sfoga in Facebook: «Potete vincere una battaglia ma non la guerra. Vi assicuro che non ce la farete uguale». Ma più significativo, per la Procura, è che proprio quel giorno chiami Georgii Prekob.
Le telefonate e le celle agganciate dai cellulari sono una parte importate delle indagini. La mattina del 13 giugno Prekob e La Manna agganciano le celle di Grassobbio e Seriate: si sono incontrati, riconosce il gip. Sono sempre i telefoni a piazzare l’ucraino nella zona dell’Azzurro Park, nella fascia oraria compatibile con il primo rogo. C’è anche Lazurko, da mezzanotte all’una aggancia le sue stesse celle a Seriate, Grassobbio, Orio. Un testimone vede due uomini allontanarsi. La notte successiva Prekob è vicino al punto in cui verranno trovate otto bottiglie incendiarie, in un’aiuola in via Azzano a 300 metri dall’Azzurro Park, un colpo andato a vuoto. Quella dopo ancora, è in zona compatibile con il Blu Parking. I carabinieri ne sono sicuri perché all’1.37 il suo telefono aggancia la stessa cella agganciata dal custode del parcheggio incendiato.
Dalle telecamere di videosorveglianza del Comune si vede un’Audi A6 station wagon blu andare avanti e indietro nella strada a fondo chiuso che porta al parcheggio, prima dell’incendio. Il Ris ci ha lavorato: la targa è dell’auto di Chubaiko.
La manovalanza Tramite un cugino di Napoli assoldati tre ucraini: incastrati dalle celle telefoniche