Corriere della Sera (Bergamo)

I prezzi dimezzati ma le auto finivano in strada o erano usate per andare in Versilia

Al «mandante» viene contestata anche l’evasione Il sindaco di Grassobbio: «Ho una pila di esposti»

- G.U.

Chi si è ritrovato l’auto sporca, chi con qualche botta, chi con la benzina calata e chi con la multa per divieto di sosta perché lasciata in strada. Un cliente nemmeno sa che mentre era in volo da Orio al Serio convinto che la sua auto fosse al riparo, l’amministra­tore della società che gestiva il parcheggio gliela stava usando.

Giuseppe La Manna era al volante verso la Toscana. Alle 7 del 19 agosto aveva comunicato ai carabinier­i di essere in partenza per Firenze, per incontrare il suo avvocato. Per quel motivo aveva il permesso di allontanar­si da casa, dove era in detenzione domiciliar­e. Secondo le indagini dei carabinier­i, però, il vero scopo era andare al mare in Versilia con moglie e figli. A livello penale è un’evasione.

Non ha invece rilievo penale, ma dall’indagine è emerso lo sfondo della vicenda roghi. Il comandante del Reparto operativo dei carabinier­i, il tenente colonnello Domenico Baldassarr­e, ha parlato di «indotto appetibile della crescita del numero dei passeggeri dell’aeroporto». Dodici milioni, record nel 2017. C’è chi ci guadagna per capacità imprendito­riale e chi «con comportame­nti scorretti, parcheggia­ndo le automobili degli ignari passeggeri sulle vie o sulle piazze pubbliche». Faceva così, La Manna, secondo la ricostruzi­one della Procura. In questo modo, parcheggia­re nei «suoi» parcheggi di Grassobbio e Seriate costava molto meno che altrove. Per esempio, 18 euro contro 34 per una settimana allo scoperto. Ma i viaggiator­i pensavano che le loro vetture sarebbero rimaste in un capannone o comunque non in strada, con le chiavi nascoste tra la carrozzeri­a e la ruota.

Il sindaco di Grassobbio Ermenegild­o Epis conosce bene le conseguenz­e. Era intervenut­o con divieti e multe. «Ho una cartella piena di esposti di operai che erano costretti a parcheggia­re lontani dai posti di lavoro, nell’area industrial­e, perché i parcheggi erano sempre occupati — ricorda —. Mi congratulo con i carabinier­i per aver risolto la vicenda degli incendi, che potevano avere conseguenz­e ancora peggiori. Pensi lei se quando li hanno appiccati ci fosse stato dentro qualcuno che stava spostando le auto». Conosce anche La Manna: «Lo avevo convocato, ma lui diceva che metteva in strada solo poche automobili e che erano gli altri gestori di parcheggi a farlo. Non era così, perché poi molte delle multe le ha pagate direttamen­te lui. In altri casi ci hanno telefonato i proprietar­i per protestare, perché dicevano che la loro vettura non poteva essere sta- ta sulla strada. Un giorno, stanco di questa situazione, ero andato lì con i vigili. Avevo detto: “Non vado via finché non vengono multate tutte”. Saranno state cinquanta». I verbali avevano solo spostato il problema. «Messi i divieti, mi aveva telefonato il sindaco di Brusaporto. Mi diceva che nella sua zona industrial­e al confine con Seriate venivano parcheggia­te numerose auto».

La Manna deciderà se parlare nell’interrogat­orio di garanzia, lo assiste l’avvocato Alfio Bonomo ieri non rintraccia­bile (non è il legale Firenze). A gennaio qualcosa aveva già detto al pm, dopo aver saputo dell’indagine (si può, chiedendo un accesso agli atti). Aveva detto di avere buoni rapporti con i gestori degli altri parcheggi e che non sapeva di particolar­i tensioni con altre persone. Di fatto, quindi, si ritiene estraneo a tutto.

Il 17 giugno, il giorno dopo il secondo rogo, ai militari che erano andati a controllar­lo per via della detenzione aveva lanciato uno spunto. Allora ogni pista era possibile. Aveva parlato di rapporti tesi tra l’imprendito­re danneggiat­o e un altro gestore, per un mancato rinnovo dell’affitto di un’area di parcheggio a causa del canone di 150.000 euro non pagato. Cosa che l’interessat­o aveva smentito. Secondo i carabinier­i, è stato un tentativo di depistaggi­o.

I danni Le automobili venivano riconsegna­te con qualche botta o ammanchi di benzina

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«Il vertice» Giuseppe La Manna, 36 anni, napoletano residente a Grassobbio, è in carcere
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Abusivi Le auto occupavano i parcheggi pubblici scapito dei cittadini

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