Roghi, le vittime e i dubbi sui soldi
I titolari dei parking e i dubbi di riciclaggio sul mandante-imprenditore: era solo un operaio
Gli imprenditori vittime dei roghi hanno sospetti sulle risorse economiche del campano arrestato.
È un imprenditore d’esperienza Gianfranco Plazzoli, 76 anni, di Grassobbio. Da anni nel mondo dell’edilizia, ancora oggi risulta titolare o amministratore unico di società come la Edilbagni, sull’ex statale a Zanica, o la Betonvibro proprio di Grassobbio, che un tempo contava fino a 200 dipendenti. Ed è forse lui, anche se indirettamente, la principale vittima dei roghi del 14 e del 16 giugno all’Azzurro Park e poi al Blu Parking di Grassobbio, per cui sono finiti in carcere il napoletano Giuseppe La Manna e gli ucraini (manovalanza degli incendi) Gheorgii Prekob, Dmytro Lazurko e Andrii Chubaiko. A Plazzoli sono riconducibili le risorse economiche che hanno consentito alla figlia Elena e al giovane nipote Matteo Bottini di gestire le strutture di entrambi i parking, di loro proprietà, la prima data in affitto e la seconda amministrata direttamente. Di Plazzoli è anche la proprietà degli spazi utilizzati e poi lasciati liberi dal servizio Ciao Parking: parte del presunto movente di La Manna stava proprio qui, cioè nel timore che la famiglia di Grassobbio potesse avere, dall’inizio del 2017, un’ulteriore struttura da gestire, tant’è che lui stesso l’aveva chiesta in affitto, proponendo però un canone risibile e ottenendo solo un rifiuto. Imprenditore d’esperienza, dunque Plazzoli, che ascoltato dai carabinieri del nucleo investigativo di Bergamo, un dubbio l’aveva posto, prima degli altri: «Non si spiegava — ha scritto il gip Massimiliano Magliacani
Tra le vittime una nota famiglia di Grassobbio: da loro il rifiuto di affittare altri spazi
nella sua ordinanza — come La Manna potesse aver avuto le risorse economiche per acquisire il parcheggio denominato Best Fly Parking». Un marchio con cui il campano gestiva ben tre strutture tra Grassobbio, Seriate e Azzano. I dubbi del papà erano stati poi specificati ancora meglio, davanti ai carabinieri, dalla figlia Elena Plazzoli: «La donna — scrive il giudice — si era stupita del fatto che La Manna avesse acquistato la gestione di parcheggi in proprio, tenuto conto che era stato un semplice operaio, e aveva ipotizzato che l’uomo riciclasse denaro di provenienza illecita e che fosse interessato a danneggiare gli altri parcheggi per acquisire i relativi clienti».
Insomma, dal 7 marzo 2017, quando era finito prima in carcere e poi ai domiciliari in esecuzione di un cumulo pene per precedenti penali — perdendo il lavoro da dipendente all’Azzurro Parking — La Manna era sembrato un fiume in piena, un soggetto incontrollabile, che aveva sollevato dubbi piuttosto forti sulle sue risorse, anche nella famiglia di imprenditori bergamaschi, da tempo operativa nel settore dei parking. Da imprenditore, a sua volta, aveva rifiutato gli accordi con gli altri gestori sulle fasce di prezzo da applicare, e tramite il cugino Alessandro De Simone, aveva ingaggiato gli ucraini per appiccare i roghi contro i concorrenti. Una manovalanza quasi senza pretese, pagata 750 euro, che forniva lavoratori in nero anche per i parcheggi del campano, stando alle accuse. Una manovalanza nemmeno troppo accorta: Chubaiko era andato ad appiccare il fuoco al Blu Parking utilizzando la sua Audi A6, auto potente per un’eventuale fuga, ma comunque con targa intestata a lui.