Corriere della Sera (Bergamo)

Goggia si prende pure la coppa Record orobico

- Donatella Tiraboschi © RIPRODUZIO­NE RISERVATA

E anche per Sofia Goggia è arrivata la Coppa del Mondo (foto). Dopo la doppia vittoria di Michela Moioli, la sciatrice di Città Alta, 25 anni, centra il bis nella specialità, la discesa libera, che tre settimane fa le è valsa l’oro alle Olimpiadi. «Un momento meraviglio­so, un sogno che si avvera».

«È una coppa di specialità che torna in Italia. Me lo ricordo come se fosse ieri, ero con Isolde Kostner che se la coccolava. Oggi tocca a Sofia e sono felicissim­a. Noi donne abbiamo una marcia in più». Daniela Ceccarelli è a Madonna di Campiglio con i ragazzi del suo «Golden Team». Un nome che riporta al trionfo olimpico, quando a Salt Lake City, nel 2002 si mise al collo la medaglia d’oro in Super G. Anche lei una stella del vivaio dello sci bergamasco, in particolar­e dello sci club Selvino. Tony Morandi, allenatore della valanga rosa, parlando della sua prudenza in gara, era solito dire: «Prima arriva il collo, poi arriva Daniela». Che non è esattament­e lo stile della Goggia.

«Anche in questo Sofia è straordina­ria, cioè proprio fuori dall’ordinario. Ha fatto un lavoro di preparazio­ne eccezional­e, anche dal lato psicologic­o, ma a me piace la Sofia di Cortina che un giorno vince a razzo e il giorno dopo si schianta sullo schuss finale delle Tofane». Genio e sregolatez­za.

«Sì, lei è tutta emozione ed adrenalina. La sua imprevedib­ilità mi affascina, anche perché sul versante tecnico, la

sciata si basa tutta sul disequilib­rio. Ogni tanto capita di vedere l’esterno dello sci che vola. E questi non sono certo elementi tecnici che si possono insegnare. Io, ai miei ragazzi, mostro Sofia perché si appassioni­no. Non perché imparino da lei. Lei è emozione, non è replicabil­ità del gesto tecnico».

Certo è che, una come lei, ha saputo ridare slancio al movimento.

«Sofia non manca mai agli appuntamen­ti di rilievo, anche se oggi (ieri, ndr), la sua ponderatez­za nel soffiare la Coppa alla Vonn ha trasmesso meno emozioni. L’adrenalina in circolo è quella che fa la differenza tra una slalomista e una discesista: tra i pali stretti è pura tecnica, ma anche in gigante Sofia riesce sempre ad aggiungere

«Sofia è tutta emozione e adrenalina. La sua imprevedib­ilità mi affascina e i suoi gesti tecnici non si possono ripetere»

un guizzo emozionale in più». Sofia come Tomba?

«Alberto è irripetibi­le, talento e genio in un mix che ha segnato la storia dello sci. Ma il modo di comunicare di Sofia arriva a bomba».

Una medaglia olimpica cambia la vita. E una Coppa di specialità? «La Coppa ha un valore eccezione per noi atleti e per gli addetti

ai lavori. La medaglia è un segno distintivo universale». Che futuro prevede per Sofia?

«Io e lei ci sentiamo spesso. Siamo amiche e lo eravamo anche nel momento della sua crisi, quando si era fatta male e si erano dimenticat­i di lei. Subito dopo l’oro olimpico, è arrivato per lei un momento difficile, le gare di Crans Montana non sono andate come lei si sarebbe aspettata. Succede che dopo un trionfo del genere ti tocchi portare un peso. Io stessa me lo sono sentita addosso per anni». Che consiglio le ha dato?

«Le ho detto: Sofi, metti un punto a capo. In Corea sei stata in versione samurai, adesso devi affrontare una fase evolutiva. Devi vivere il presente senza rifarti al passato. Il giorno dopo una medaglia olimpica, cambia tutto intorno a te. Si è presa la Coppa, un’impresa tutt’altro che facile, Il futuro è suo. Potrà prendersi quello che vorrà».

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