Quota 1.200, sciare con vista lago Il «miracolo» della pista di Varese
Dopo anni riaperto l’impianto della Forcora: ogni weekend fa il tutto esaurito
«La neve, quando c’è, VARESE va coccolata e vezzeggiata: solo così rimane». Negli inverni con sempre meno fiocchi è forse questo il piccolo successo della Forcora, passo prealpino a un tiro di schioppo dal confine con la Svizzera, balcone sul Lago Maggiore nel Luinese all’estremo nord della provincia di Varese. E il miracolo è questo: qui, ad appena 1.200 metri sul livello del mare si scia ancora a pochi giorni dall’ingresso ufficiale nella primavera astronomica, il 21 marzo. Sci e snowboard sfrecciano con trenta centimetri di neve a terra, a cui si sommeranno le previste, seppur deboli, nevicate di questi giorni. Il manto viene battuto ogni sera con due «gatti» appena comprati dal Comune di Maccagno con Pino e Veddasca, che ci crede: a fine anno è stato riaperto un rifugio in cima alla montagna con un bando comunale. Poi, a gennaio è stato trovato un gestore per riattivare anche l’impianto di risalita fermo da anni. Risultato: ogni weekend segna il pienone degli amanti di sport invernali che trovano aperta l’unica stazione sciistica del Varesotto. In provincia, a dire il vero, sono presenti anche un paio di piste da fondo: un anello naturale, a Brinzio, e l’altra a Cunardo, dove è presente un impianto di innevamento artificiale.
Ma qui è diverso: la cima del monte, il Cadrigna, è solo cento metri più in alto, a 1.300, pochi per garantire un innevamento completo anche d’inverno. Da queste parti fiocca, ma non così tanto come in passato. Le statistiche sono implacabili: «In 10 anni, dal 1968 al ’78, sono caduti in media 394 centimetri di neve l’anno — spiega Paolo Valisa, responsabile del Centro Geofisico Prealpino — . Nell’ultima decade la media è di 204 centimetri l’anno, la metà. E addirittura, da dicembre a marzo sono caduti solo 98 centimetri di neve fresca». Il perché di questo manto ancora ben saldo sul monte non è però dettato dalle sole attenzioni degli addetti alle piste, ma è da ricercarsi in un preciso fenomeno meteo. Si chiama «inverno a media nulla» ed è il risultato della somma delle temperature medie dei tre mesi invernali (-0,7 gradi a dicembre, gennaio a +2,2 gradi e febbraio freddo a -1,5) che risulta pari a zero: quanto basta per trattenere la grande nevicata del 27 dicembre, oltre mezzo metro, in grado di regalare lunga vita alla pista da sci dei varesini. Il punto è ora capire cosa succederà in futuro. La tendenza sembra quella di andare incontro a inverni con sempre meno neve. In più la concorrenza con le località sciistiche svizzere, sui vicini monti del Canton Ticino dove la neve non manca, è molto forte.
La soluzione potrebbe essere investire ancora. Il sindaco Fabio Passera ha annunciato di voler costruire un tapis
roulant sulla neve per i bimbi e di pensare all’acquisto dei cannoni sparaneve: le risorse, a questo centro nato da un recente procedimento di fusione amministrativa fra tre paesi, sembrano non mancare.