Corriere della Sera (Bergamo)

I lavoratori Serviceden­t difendono «Lady sorriso»

- Federico Berni

Alla Serviceden­t sono ancora tutti con lei, «la dottoressa». E poco importa se è con il suo arresto che sono cominciati i guai. Per i dipendenti dell’azienda monzese specializz­ata in servizi di odontoiatr­ia, almeno per quelli sfilati ieri nelle aule del tribunale di Monza, Paola Canegrati è ancora l’imprenditr­ice che «ti faceva sentire in famiglia», quella che si assicurava «che il 10 di ogni mese tutti avessero lo stipendio». Tutte testimonia­nze convocate dagli avvocati di «Lady sorriso» Canegrati, la donna al centro dell’inchiesta Smile sul malaffare della sanità pubblica, attualment­e a giudizio per reati che vanno dalla corruzione, alla truffa aggravata ai danni dello Stato, fino alla turbativa d’asta. Da parte degli ex dipendenti dell’imputata, si sono levate solo parole favorevoli, al contrario di quanto riservato, invece, nei confronti dei commissari prefettizi, incaricati di guidare la società dopo la tempesta giudiziari­a che ha travolto la manager brianzola da febbraio 2016. Con loro, secondo quanto dichiarato, «sono cominciati i guai, con i pagamenti che non arrivavano mai e l’incertezza sul futuro». Aspetto, quest’ultimo, che in questi mesi ha scatenato aspre polemiche sindacali. Ma la schiarita, per i 600 lavoratori Serviceden­t, è arrivata proprio nei giorni scorsi, con la decisione di rimuovere i commissari dopo la disponibil­ità della nuova proprietà, rappresent­ata dal fondo di investimen­to francese Argo Soditic, a stanziare altri 3 o 4 milioni di euro e accedere così al concordato preventivo. Tornando alla giustizia penale, per la pubblica accusa Paola Canegrati è l’imprenditr­ice che, grazie ai suoi appoggi politici in Regione Lombardia (a partire dall’ex presidente della commission­e sanità della Lega, Fabio Rizzi) faceva «incetta di contratti» per i service odontoiatr­ici ospedalier­i turbando la regolarità del mercato. La stessa Canegrati è indagata anche in un secondo filone d’inchiesta (giunto ormai alle battute finali): quello del capitolo «spese pazze» relativo ad acquisti milionari effettuati con le carte di credito aziendali.

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Imputata Paola Canegrati

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