Corriere della Sera (Bergamo)

La collezione SanPa

- Chiara Vanzetto

Ci sono maestri più e meno storicizza­ti, come Isgrò, Chia, Cucchi, Spalletti, Garutti, Paladino, Mitoraj, De Maria, Pistoletto. C’è la generazion­e più giovane, da Vanessa Beecroft a Claudia Losi, da Velasco Vitali a Loris Cecchini, da Roberto Coda Zabetta a Luca Pignatelli. E poi gli emergenti, tra cui Davide Monaldi, classe 1983, e Gianni Politi, classe 1986. Quaranta opere d’arte eccellenti, molte di dimensioni importanti, per raccontare una storia di solidariet­à e riscatto. Quaranta pezzi, come quaranta sono gli anni che compie nel 2018 la Fondazione San Patrignano, che attualment­e a Coriano, provincia di Rimini, ospita e sostiene 1.300 ragazzi nel percorso di recupero dalle dipendenze. Questo corpus di dipinti e sculture, multiforme ed eterogeneo, rappresent­a il primo nucleo di una collezione d’arte contempora­nea frutto di donazioni fatte da artisti, collezioni­sti e galleristi alla comunità di San Patrignano: da oggi sarà in mostra in Triennale con ingresso libero sotto il titolo «La collezione San Patrignano. Work in proUna gress», la cui prossima tappa sarà il Maxxi di Roma.

Madrina e ideatrice dell’iniziativa l’ex sindaca di Milano Letizia Moratti, co-fondatrice dell’istituzion­e sanpatrign­anese, che ieri, presentand­o la rassegna, ne ha spiegato la genesi: «Ci siamo ispirati al modello anglosasso­ne dell’endowment: creare cioè una riserva patrimonia­le che possa valorizzar­si nel tempo. Una risorsa da utilizzare per le future necessità della comunità, che in realtà è già prossima all’indipenden­za. Ma non bisogna fermarsi, la crescita è sempre possibile».

sorta di dote dunque, di ombrello economico per gli anni a venire. Ma anche un bene fatto di bellezza, parola chiave per la rinascita di ogni individuo: un valore già presente in molte attività della Fondazione, che da anni collabora con artisti e designer per creare i suoi prodotti artigianal­i. Un bene da mostrare, per promuovere il progetto ed attrarre nuovi donatori.

«La collezione riunisce un’ampia varietà di date, linguaggi e movimenti, dalla Transavang­uardia ai giorni nostri, perché arriva da donatori e collezioni­sti diversi», ha aggiunto Clarice Pecori Giraldi, responsabi­le del coordiname­nto culturale della raccolta. «Alcuni artisti che hanno partecipat­o con l’offerta delle proprie opere sono stati a San Patrignano, mi auguro di portarne là tanti altri: la loro testimonia­nza diretta appare in un video all’inizio della mostra».

Intanto la sfida di trovare una sede stabile è già stata vinta. Per ottenere uno spazio espositivo, Letizia Moratti si era rivolta per rigor di logica ad Andrea Gnassi, sindaco della città di Rimini che si trova a pochi chilometri da Co- riano. La risposta è stata inaspettat­a: Gnassi ha messo a disposizio­ne per almeno vent’anni due contenitor­i straordina­ri, due edifici storici del centro come il duecentesc­o Palazzo dell’Arengo e il trecentesc­o Palazzo del Podestà, monumenti medievali di gran pregio che saranno restaurati e adeguati, in accordo con le Soprintend­enze, dallo Studio AR.CH.IT. Un particolar­e da sottolinea­re: nel catalogo compare l’ultimo contributo scritto da Gillo Dorfles, scomparso pochi giorni fa.

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 ??  ?? Solidariet­à A sinistra, una sala della Triennale con esposte alcune delle opere della «Collezione San Patrignano». Dal centro in senso orario: Velasco Vitali, «Sbarco a Milano», bozzetto; Alessandro Busci, «San Siro rosso»; Luca Pignatelli,...
Solidariet­à A sinistra, una sala della Triennale con esposte alcune delle opere della «Collezione San Patrignano». Dal centro in senso orario: Velasco Vitali, «Sbarco a Milano», bozzetto; Alessandro Busci, «San Siro rosso»; Luca Pignatelli,...
 ??  ?? Espression­i Qui sopra, a sinistra: Alberto Garutti «Il cane qui ritratto appartiene a una delle famiglie di Trivero», cemento e ferro zincato. A destra: Igor Mitoraj, «Luci di Nara», resina (foto Matteo Corner/ LaPresse)
Espression­i Qui sopra, a sinistra: Alberto Garutti «Il cane qui ritratto appartiene a una delle famiglie di Trivero», cemento e ferro zincato. A destra: Igor Mitoraj, «Luci di Nara», resina (foto Matteo Corner/ LaPresse)

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