Corriere della Sera (Bergamo)

La Cassazione: ergastolo per Bertola

- di Giuliana Ubbiali

La Corte di Cassazione ha confermato la condanna all’ergastolo per Fabio Bertola, 49 anni, architetto di Verdellino. Per i giudici, è lui il mandante dell’omicidio di Roberto Puppo, l’operaio di Osio Sotto ucciso il 24 novembre 2010 in Brasile. Nella ricostruzi­one del pm Carmen Pugliese, Bertola voleva incassare i soldi delle polizze sulla vita di Puppo, che si era fatto intestare. L’architetto dovrà dunque tornare in carcere. C’era stato sette mesi dopo che nel giugno 2013 era stato arrestato. In seguito, a causa di problemi di salute, aveva ottenuto i domiciliar­i nella casa dove ieri sera ha atteso l’ultimo verdetto.

Fine daspo 2020. Claudio «Bocia» Galimberti, 44 anni, al processo per associazio­ne per delinquere in cui è stato assolto, aveva parlato di «ergastolo da daspo». Dal 2009 il capo ultrà dell’Atalanta deve stare lontano dallo stadio. Nel 2015, il prolungame­nto di cinque anni del suo «esilio» scattò per una testa di porchetta. Era il 12 aprile quando la portò a due poliziotti, superando l’area di pre filtraggio del Comunale accessibil­e solo con il biglietto. E il 5 settembre, il primo giorno di firma in questura, all’allora capo della Digos Giovanni Di Biase disse: «Te cope de bòte». Questi due fatti, più un terzo, ingiurie alla polizia il 4 aprile di quell’anno, fecero scattare delle denunce per offese e minacce.

Ma il pubblico ministero Giancarlo Mancusi ha chiesto l’archiviazi­one per il capo ultrà, per tutti e tre gli episodi, quindi compreso quello che fece scattare il daspo. Una sanzione amministra­tiva che vive di vita propria, indipenden­temente dall’esito delle vicende penali. Come ci si poteva aspettare, Di Biase e un agente si sono opposti all’archiviazi­one. Deciderà il giudice delle indagini preliminar­i Ciro Iacomino, all’udienza del 14 giugno.

Le argomentaz­ioni del pm non possono che essere di diritto e si riassumono con la «tenuità del fatto». Vengono citate l’assoluzion­e dall’accusa di associazio­ne per delinquere finalizzat­a ai disordini da stadio il 5 luglio 2017 e, a ottobre 2017, la revoca della sorveglian­za speciale dopo che il capo ultrà per dieci mesi «ha dimostrato di aver concretame­nte portato a termine i suoi buoni propositi di reinserime­nto sociale», aveva motivato il tribunale per le misure di prevenzion­e. Per il tifo violento, Galimberti ha preso 3 anni, ridotti in appello a 2 anni e 11 mesi. Ma nel casellario come precedenti penali contano le sentenze definitive.

C’è un Claudio Galimberti da certificat­o penale, ma c’è anche un Bocia «personaggi­o». Non è solo un dettaglio socio-psicologic­o, perché insieme agli aspetruolo ti prettament­e giudiziari la personalit­à del capo ultrà ha un peso sulla richiesta di archiviazi­one. Il pm prende spunto dalle motivazion­i con cui il giudice Giovanni Petillo ha assolto Galimberti dall’imputazion­e di associazio­ne per delinquere insieme ad altri cinque ultrà (il pm Carmen Pugliese ha impugnato). Così si legge: «Alla figura del Galimberti dovrebbero interessar­si più i sociologi che i magistrati per cercare di spiegare come questo giardinier­e bergamasco, con faccia e modi da “Braveheart” di provincia, possa essere assurto non solo al di leader della Curva Nord dell’Atalanta, ma a quello di vera e propria figura carismatic­a, in grado di esercitare fascino, attrazione e potere di persuasion­e su un gran numero di persone, di ogni genere di età e di ogni estrazione sociale». Il pm cita anche il volto del Bocia come ispirazion­e per il Cristo in croce dell’artista Andrea Mastrovito, nella chiesa dell’ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo. Dalla richiesta di archiviazi­one esce il profilo di un Galimberti «coreografi­co», che ha lo stadio come motivo di vita, che quando è arrivato al Comunale con la testa di una porchetta non voleva dare al gesto il valore minatorio in stile mafioso, anche se così potrebbe sembrare.

Ma per il capo ultrà potrebbero arrivare altri guai. Denunce per la violazione del daspo in almeno due occasioni. Una, il 6 gennaio scorso, quando i tifosi andarono ad accogliere l’Atalanta all’aeroporto di Orio al Serio di ritorno dalla vittoria in trasferta contro la Roma. Un’altra, a febbraio, per essersi trovato al baretto su viale Giulio Cesare, davanti allo stadio.

 ??  ?? Capo ultrà Claudio Galimberti è stato condannato per i singoli episodi del maxi processo sul tifo violento ma insieme ad altri cinque tifosi è stato assolto dalla associazio­ne per delinquere
Capo ultrà Claudio Galimberti è stato condannato per i singoli episodi del maxi processo sul tifo violento ma insieme ad altri cinque tifosi è stato assolto dalla associazio­ne per delinquere

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