Ecco «Coriolano» o della democrazia
Lo Shakespeare interattivo di Marco Plini
«Coriolano», il dramma più politico e cupo di Shakespeare, diventa un esercizio di democrazia diretta, una sorta di show che tra una manipolazione, un video e un comizio, coinvolge il pubblico chiamato a prendere posizione su valori e populismi di oggi. Il centro teatrale Mamimò presenta la sua ultima produzione, un’originale versione del testo diretta da Marco Plini, «nessuna riscrittura», sottolinea il regista, «ho semplicemente messo a fuoco i pensieri del Bardo, la sua riflessione sul concetto di democrazia, una forma politica dinamica che deve essere continuamente ripensata, uno sforzo costante collettivo, l’errore più grande è darla per scontata».
Al centro della tragedia (1607) Roma e i suoi primi passi verso la Repubblica, in primo piano la storia del generale Caio Marzio, detto Coriolano (qui Marco Maccieri), un guerriero educato fin da bambino a combattere, un campione assoluto che dopo le sue gloriose imprese contro i Volsci è candidato per la carica di console; il personaggio ideale per riflettere sul conflitto tra politica ed esercizio del potere. «In scena vediamo la vicenda privata e pubblica di Coriolano — continua Plini — un politico che vuole togliere diritti al popolo, ma anche un uomo vittima dell’educazione ricevuta dalla madre, regole arcaiche utili per combattere sul fronte, dannose invece per governare in quel periodo di grande cambiamento». Nel testo di Shakespeare la scena si apre su una città che sembra sull’orlo di una guerra civile, dove Coriolano e il popolo sono in aperto conflitto, qui lo spettacolo inizia con una manifestazione, un corteo che invade la platea coinvolgendo il pubblico, e le parole dell’autore diventano quelle di un grande comizio con attori e spettatori in stretta relazione, «non è
solo uno spettacolo, è un’esperienza dove la democrazia viene messa alla prova, il pubblico capisce sulla sua pelle cosa significa essere manipolato, viene detto e fatto dire di tutto e il contrario di tutto». Un lavoro attuale che riflette su temi importanti, dalla sconsiderata gestione della cosa pubblica, alla strumentalizzazione dell’informazione,
delle parole e dei loro significati, le questioni di una democrazia appena nata, le stesse di oggi. «Qui non si dice che cosa è giusto e che cosa non lo è, ciò che conta è porsi la domanda, interrogarci su come ci comportiamo nei confronti degli altri nella nostra vita di tutti i giorni».