Corriere della Sera (Bergamo)

LA RIFORMA A PAROLE

- Di Simone Bianco

Se ti svegli una mattina e stai morendo dal dolore, è una colica renale — ma questo lo scoprirai solo molto dopo — e ci sono una serie di errori che non dovresti commettere: chiamare il 112, farti portare al pronto soccorso in ambulanza, soprattutt­o non dovresti aspettarti di essere visitato prima di qualche ora. Antidolori­fico? Solo dopo essere stato visitato (giustament­e): dunque, soffrire in modo atroce e sperare che la coda di un centinaio di persone evaporasse per miracolo era tutto ciò che Gianni Decimo poteva fare lunedì durante le sue 5 ore di attesa al pronto soccorso del Policlinic­o di Ponte San Pietro. Il vero scandalo di questa storia è che si sta parlando di un tempo d’attesa nemmeno così fuori dall’ordinario, quando viene assegnato un codice verde (gravità bassa, come nel caso delle coliche). La cosa straordina­ria è aver trovato qualcuno che abbia ancora la voglia di lamentarse­ne. I medici, gli infermieri e tutto il personale delle strutture d’emergenza sono sotto pressione e ciclicamen­te lo denunciano, ma tutti sanno perfettame­nte che all’orizzonte non c’è una nuova era in cui verrà assunto un esercito di operatori sanitari. La politica ha deciso che si debba andare nella direzione opposta. La riforma regionale della sanità indica la strada della medicina di base come argine alle invasioni degli ospedali. L’intasament­o dei pronto soccorso dipende proprio dalla tanta — troppa — gente in coda per problemi di salute che andrebbero curati altrove.

Sulla carta — dove è rimasta questa parte della riforma — una più stretta relazione tra paziente e medico di famiglia dovrebbe evitare casi del genere. In realtà, l’idea che i medici sul territorio si organizzas­sero per offrire servizi più estesi e aderenti alle necessità di una popolazion­e che invecchia e si porta dietro sempre più acciacchi cronici, non sta funzionand­o, altrimenti non assisterem­mo all’assalto al pronto soccorso a ogni picco influenzal­e.Nei prossimi anni è prevista una riduzione del 30% dei medici di famiglia: è evidente che questa parte del celebrato sistema sanitario lombardo va ripensato.

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