Diamanti, la beffa si allarga «Ora giustizia»
I consumatori: pronti alle perizie in tribunale
Né il Banco Bpm, che ha assorbito il Credito Bergamasco, né la Intermarket Diamond Business, una delle società coinvolte nel caso dei diamanti finito sotto la lente della Finanza e dell’Authority, forniscono un dato preciso sugli investitori bergamaschi beffati dall’acquisto dei preziosi tramite le banche: ma i sessanta casi trattati dalle associazioni dei consumatori (Adiconsum, Unione e Federconsumatori) sembrano solo la punta di un iceberg. Indiscrezioni che arrivano dall’ex Creberg riferiscono di centinaia di persone, che negli anni scorsi avevano acquistato diamanti a un prezzo che si sarebbe rivelato «gonfiato» rispetto a quello reale. L’avvocato Gabriele Forcella, per l’Unione consumatori, intanto consiglia agli utenti di ritirare materialmente i diamanti: «Quando il numero di casi sarà assestato e chiaro — spiega — potremo procedere alla richiesta di un accertamento tecnico sul valore, direttamente in tribunale».
Rappresentano solo la punta di un iceberg i 60 casi — trattati al momento da Federconsumatori, Adiconsum e Ubc (Unione consumatori) — di investitori bergamaschi beffati dai diamanti: il valore reale dei preziosi, acquistati per anni da due società su segnalazione delle banche, si è rivelato ben più basso, forse addirittura la metà, rispetto al prezzo d’acquisto. Nessun guadagno, anzi una perdita, che in provincia di Bergamo riguarda parecchie persone e famiglie. Indiscrezioni captate dalle associazioni di consumatori dall’interno dell’ex Credito Bergamasco, assorbito dal Banco Bpm, parlano di centinaia di persone coinvolte sul territorio. Un numero che, però, resta indefinito: ieri dal Banco Bpm, dopo un’esplicita richiesta sul numero
di investitori interessati dal caso tra città e provincia, non è stato possibile ottenere una risposta precisa. E lo stesso è accaduto con una delle due società di commercializzazione dei diamanti finita sotto la lente dell’Authority per la concorrenza, la Intermarket Diamond Business: «Il dato va ricostruito».
Intanto, però, c’è chi ha deciso di rompere gli indugi, rivolgendosi appunto alle associazioni. Con una serie di consigli (e di probabili mosse nel prossimo futuro) che arrivano dall’avvocato Gabriele Forcella, al lavoro per l’Unione consumatori, con sede in via Tasso: «A tutte le persone coinvolte che si rivolgono all’Unione sto dicendo di ritirare subito, materialmente, i diamanti lasciati in deposito, e di non aprire assolutamente la confezione in cui vengono consegnati. Solo così, quando il numero di casi raccolto sarà ormai stabilizzato, potremo rivolgerci a un giudice del tribunale civile e chiedere un accertamento tecnico preventivo sul valore, tramite la nomina del perito. In questo modo, quantomeno, sarà possibile avere risposte certe sul valore reale in possesso dei consumatori».
Perché al momento di certezze ce ne sono poche. Il caso era stato sollevato dalla trasmissione Report a ottobre. E a novembre, questo uno dei pochi passaggi messi nero su bianco, l’Autorità garante aveva sanzionato (una multa complessiva da 35 milioni di euro) per «profili di scorrettezza sui valori e l’andamento del mercato» due società di vendita, la Intermarket Diamond Business e la Diamond Private Investment, e anche quattro banche, che avevano segnalato ai clienti «l’occasione» dell’investimento: Unicredit, Banco Bpm, Intesa San Paolo e Monte dei Paschi. «È noto che probabilmente il valore fissato all’acquisto era più alto di quello reale, come ha affermato espressamente anche la Consob in una nota ufficiale per “richiamare l’attenzione del pubblico” — commenta l’avvocato Forcella —. Ma l’obiettivo, adesso, dev’essere un riscontro certo, che può avvenire solo grazie al tribunale».
Non sempre è facile, però, per i consumatori, ricevere materialmente i beni acquistati: dopo mesi senza risposta, in seguito alla richiesta di avere i diamanti lasciati in deposito alla Intermarket, un investitore bergamasco ha avuto i preziosi solo ieri. Venerdì una sua lettera era stata pubblicata dal Corriere Bergamo. Solo una coincidenza, secondo la società: «Sarebbe comunque accaduto, indipendentemente dalla pubblicazione della lettera», è la posizione di Intermarket.
«Il punto resta comunque quello già emerso — commenta ancora l’avvocato Forcella — e cioè la scelta delle banche per i clienti». È infatti noto che Intesa Sanpaolo è al momento l’unica ad aver deciso di risarcire totalmente gli investitori, restituendo l’importo d’acquisto dei diamanti, nonostante il suo ruolo, come quello degli altri istituti, fosse quello di «segnalatrice». Secondo le associazioni dei consumatori, però, la partita in provincia di Bergamo sarebbe nelle mani, per l’80% dei casi, del Banco Bpm.
I beffati Né la banca né la società di vendita, forniscono un numero preciso