Corriere della Sera (Bergamo)

PERCHÉ LA SINISTRA SI ESTINGUE

- Di Simone Bianco

Il Pd e tutto ciò che gli sta a sinistra dicono di aver capito perché hanno perso in modo disastroso le ultime elezioni. E capire sarebbe il primo necessario passo per ripartire. Se si guardano però i fatti delle settimane di questo marzo, si può essere tentati di dire che né il Pd né i suoi astiosi cugini abbiano la minima idea di come e perché siano stati sommersi da un’enorme onda di destra. È quello che dice il microcosmo bergamasco, ad esempio. Giorgio Gori, nel giro di tre settimane, è passato dall’essere l’uomo che avrebbe dovuto realizzare una storica rivoluzion­e vincendo le Regionali, a un fattore di instabilit­à per l’intero centrosini­stra, in città e in Lombardia. Farà il sindaco (almeno per un altro anno), ormai è abbastanza chiaro a tutti, anche perché la possibilit­à di giocare un ruolo decisivo negli scenari futuri del Pd a livello nazionale sembrano minime. Non si capisce davvero perché a questo punto la fase di limbo non si sia chiusa e Gori non abbia ufficializ­zato il proprio ritorno a tempo pieno a Palazzo Frizzoni. Tanto più che in Regione la nomina a capogruppo di Fabio Pizzul non è un gran segnale: è anche il risultato dell’insofferen­za di una parte dei dem verso il sindaco di Bergamo, che puntava su Jacopo Scandella. L’idea, nata la sera del 5 marzo, per cui Gori si sarebbe dedicato a fare il «leader dell’opposizion­e in Regione» (roba che senza virgolette non ha senso scrivere) è tramontata prima di nascere. Dopo di che, il vero problema per il Pd è un altro.

Quale immagine restituisc­e di sé ai propri elettori (almeno a quelli che si accorgono di quello che succede) un partito che alla prima uscita pubblica si divide sulla carica di capogruppo in Regione? Più o meno la stessa opaca impression­e di enorme distanza dalla realtà che filtra dall’ultimo segnale di vita lanciato da Leu (risultato a Bergamo, tra il 2 e il 3%). Ecco un passaggio del prorompent­e comunicato, per altro scritto ben quattro giorni dopo l’assemblea: «Ritenendo fondate le ragioni e le analisi su cui è stata costruita la campagna elettorale, chiediamo alle dirigenze nazionali di proseguire la costruzion­e di un soggetto politico di sinistra che ponga al cuore della propria azione la lotta alle diseguagli­anze e alla povertà». Dunque, tutto bene, avanti così. Ripensamen­ti? Dubbi sulla strategia dei vari Boldrini, Grasso, Bersani? Ma perché, qualcosa non va? Seriamente: qualcuno pensa che abbia senso perdere un altro minuto nella «costruzion­e di un soggetto» etc. su queste basi? Leu, così come il Pd, non ha ancora capito perché chi soffre delle profonde ingiustizi­e sociali di quest’epoca abbia scelto Lega e M5S. E sarebbe forse utile che cominciass­ero a chiederlo a quegli elettori fuggiti dalla sinistra, piuttosto che chiudersi in rassicuran­ti riunioni tra amici, per natura autoindulg­enti. Oppure, prima di nominare il nuovo segretario della Provincia di Bergamo, sarebbe bene fermarsi un attimo e pensare se sia una cosa normale — una cosa di sinistra — scegliere la moglie del dirigente che sta lasciando libero quel posto. Non si tratta di antipoliti­ca, di deriva grillina anti casta. Si tratta di buon senso, di cui la sinistra italiana in altre epoche sembrava ben dotata.

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