IL CAPPELLO INGLESE
Sulla stampa si è letto che la Hsbc (Hong Kong-Shanghai Banking Corporation), una tra le più importanti banche inglesi, istituto multinazionale da sempre, avrebbe una partecipazione, intorno al 5%, in Ubi Banca. Sembra difficile credere che si tratti di un asset del tutto occasionale o a scopo di trading. Piuttosto si deve pensare che in vista della Brexit, cioè dell’uscita del Regno Unito dall’Unione Europea, la banca pensi che una partecipazione, a buon prezzo, in un gruppo creditizio europeo ad articolazione nazionale, possa essere vantaggiosa per continuare a essere presenti sul mercato creditizio continentale, con occasioni di crescita del giro d’affari internazionale. L’Italia, nel contesto europeo, è un Paese interessante: sia per la formazione di risparmio; sia per l’interscambio con il resto del mondo; sia per la presenza, in numerose aree geo-economiche del pianeta, di una serie di imprese, manifatturiere e mercantili, multinazionali — invero di non grandissime dimensioni, ma eccellenti —. In quelle zone è pure presente, direttamente o in via mediata, la Hsbc. Si aggiunga il particolare accennato che le azioni Ubi sono, secondo parere diffuso, sottostimate dal mercato, e quindi acquistabili a prezzo conveniente, e, inoltre, che la nostra banca non ha un azionista di controllo (non sono tali il gruppo di soci bresciani o quello bergamasco e le partecipazioni dei fondi comuni non intendono, per ora, entrare direttamente nella gestione aziendale).
Quindi, una eventuale Opa futura non troverebbe seri ostacoli, così stando le cose; mentre il mercato è avvisato che una importante banca multinazionale mondiale è tra gli investitori che potrebbero aumentare la propria partecipazione. Forse, la mia fantasia corre troppo. Ma, in via di incontrare, oltre vent’anni fa, appunto a Honk Kong, un esponente della banca in discorso, notai, in un rapido giro nel salone, che i terminalisti cassieri accettavano operazioni in qualsiasi valuta, o quasi. Cioè la banca aveva già, nelle principali filiali, una gestione multi-monetaria. Seguirei, perciò, l’evoluzione della partecipazione di Hsbc in Ubi. Per ora trattasi di un investimento irrilevante nel contesto del bilancio della banca inglese, ma è come se qualcuno avesse messo il proprio cappello su una poltrona a teatro. Cosa sarà della Brexit, dell’Unione Europea e dell’Italia nessuno lo sa. Però si impara sempre dai manager che programmano strategie in anticipo, giacché in grado di potere pagare, anche inutilmente, un biglietto di ingresso.