Corriere della Sera (Bergamo)

«Quando il collega lo chiamava partiva subito» Legnani, i familiari: non aveva orari

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«Gli mancava un anno alla pensione e poi si sarebbe voluto togliere qualche sfizio, ma a mio padre piaceva il suo lavoro, era sempre pronto a correre in azienda quando Giovan Battista lo chiamava». Diego Legnani, 21 anni, ricorda così il papà Giuseppe (a destra, la foto tratta da una tessera di Legnani), 57 anni, che la mattina di Pasqua ha perso la vita nell’esplosione avvenuta alla Ecb di Treviglio.

La famiglia vive in una villetta a Casirate d’Adda, in via Albignano, un centinaio di metri dall’abitato, già in zona di campagna verso il confine con la provincia di Milano. Nell’appartamen­to al primo piano abita Giampietro, il fratello di Giuseppe, al piano terreno invece viveva il tecnico manutentor­e di 57 anni, con la moglie e i due figli. Oltre a Diego c’è Federico, il più grande, di 22 anni, che è consiglier­e comunale a Casirate nella maggioranz­a del sindaco Mauro Faccà. Domenica il primo cittadino, appena saputo dell’incidente, è corso allo stabilimen­to di Treviglio per portare il suo cordoglio, immediatam­ente. Federico era nel piazzale e appena Faccà l’ha visto, l’ha abbracciat­o.

Una famiglia molto unita quella dei Legnani, colpita da una tragedia inimmagina­bile, nel giorno di Pasqua. La moglie dell’operaio tecnico morto nell’esplosione, i figli e altri parenti, in un primo momento non se la sentono di parlare, restano riuniti sotto un gazebo in giardino. Intorno alla villa le piante sono tutte un fiore per la primavera e fanno pesare ancora di più il lutto. «Erano l’orgoglio di mio papà — spiega Diego —, oltre il lavoro e la famiglia c’era il suo giardino, di cui amava prendersi cura». Un retaggio famigliare anche questo per Giuseppe Legnani che 30 anni prima si era trasferito da Treviglio dove i suoi genitori avevano un’azienda agricola e sentiva ancora il legame con la terra. In passato, però, aveva lavorato in aziende metalmecca­niche e da 15 anni era in servizio alla Ecb di Treviglio, tre chilometri da casa. «Faceva il manutentor­e con Gian Battista Gatti che era il responsabi­le della sicurezza — racconta ancora il figlio Diego —. Capitava spesso che fosse chiamato a sistemare qualcosa, di notte o di giorno non c’erano orari. Riceveva la chiamata, che fossero le 3 di notte o le 11 di sera, o il festivo: quando c’erano problemi andava. Appena arrivava la telefonata di Gian Battista, partiva».

Anche domenica mattina insieme a Gatti si era recato nello stabilimen­to alle 7 e avevano fatto un veloce sopralluog­o di routine per poi andare a bere un caffè. Quando poi era arrivato l’allarme, per quell’odore strano percepito dai vicini, poco prima delle 10, erano tornati ancora all’azienda, insieme. E sono stati travolti dalla deflagrazi­one, morendo sul colpo.

«L’ultima volta che l’ho visto — dice ancora Diego Legnani — è stato sabato sera e non ho potuto più salutarlo. Avrei voluto fare tante cose con lui, con mio papà. Questo è il mio rimorso più grande». «Era una persona di grandissim­o cuore, tutto lavoro e famiglia, la casa e gli amici — dice in lacrime Sonia Ganapini, amica di famiglia —. Dalla disponibil­ità infinita, sempre pronto ad aiutare». Nel poco tempo libero Legnani si era iscritto all’Avis del paese.

Casirate La passione per il giardino di casa, donatore per l’Avis. Tra un anno sarebbe andato in pensione

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