«IL ROCK ESISTENZIALE E IL NOSTRO DIO PUNK»
Pezzi dal suono viscerale, quasi esplosivo e dai testi colmi di citazioni letterarie colte, suonati da un quartetto d’eccezione, formato in terra bergamasca.
I Dunk presentano l’omonimo album, venerdì, con un concerto al Druso di Ranica (alle 22, aprono le Capre a sonagli, ingresso 10 euro). Il gruppo è composto dai fratelli della scena indie bresciana, Ettore e Marco Giuradei, rispettivamente a voce e chitarra, tastiere e synth, e da due pilastri della scena alternative, il batterista Luca Ferrari dei Verdena e il chitarrista, bolognese d’adozione, Carmelo Pipitone dei Marta sui Tubi e degli Ork. L’incontro
A Ranica L’omonimo album dei Dunk presentato venerdì sera con un concerto al Druso
musicale è avvenuto in modo casuale, quattro anni fa, durante un live dei Giuradei al Maite di Città Alta.
«A sentirci c’era anche Luca, che poi mi ha invitato a suonare all’Hen house studio di Albino, ci sono state interminabili jam session che si sono ripetute periodicamente, una volta è capitato lui da noi, a Brescia, e mio fratello ha voluto che provasse i suoi pezzi, che con lui erano ancora più potenti e robusti», racconta Marco.
Ettore scrive i testi, ispirati ad autori come Carmelo Bene, Antonin Artaud, Gabriele D’Annunzio, Samuel Beckett, toccando il tema della filosofia esistenzialista. Al centro, l’eterna lotta tra l’uomo e la sua coscienza, l’amore maniacale per ciò che non potrà mai avere, i dubbi sulla vita e sulla sua importanza. «Sono parole frutto del suo vissuto, credibili proprio perché reali, legate alla crisi degli ultimi anni, allo stop artistico che solo chi ama il proprio mestiere riesce a imporsi», spiega il fratello. Lo scorso aprile, il duo bresciano è stato invitato al decennale della Latteria Molloy, presentandosi con il batterista dei Verdena. E il pubblico ha apprezzato. «Mancava, però, un tassello importante, l’abbiamo trovato nel raggio di pochi chilometri, dopo aver ascoltato Carmelo al Belleville di Paratico», aggiunge il tastierista.
Il gruppo ha proseguito l’avventura ritrovandosi a comporre e arrangiare nuovi brani che ha presentato nell’estate, in alcune serate esclusive. A settembre l’uscita del disco, poco pensato, suonato di pancia, a cuore aperto. Ad anticiparlo sono stati i singoli «È Altro» e «Noi non siamo», dal video ambientato in un cimitero. Curioso anche il nome Dunk, che significa inzuppare o schiacciare nel linguaggio del basket. «Ma a noi piace immaginare che ci sia un dio punk», conclude il musicista.