Corriere della Sera (Bergamo)

«Sistemi anti spaccate Per i negozi tanti ostacoli»

Fusini (Ascom): difficoltà tra Soprintend­enza e atti comunali

- Giuliana Ubbiali

Il sistema più sicuro sarebbero i pilomat, ma spesso per installarl­i bisogna farlo su suolo pubblico, fuori dal negozio. E non si può. Oppure, per vetrate più sicure, serve il permesso della Soprintend­enza. Il direttore dell’Ascom Oscar Fusini ( foto), sull’allarme spaccate, parla delle difficoltà dei negozianti.

Marega, Curnis, Tiziana Fausti, Pagano e, ultimo in ordine di tempo, il 20 marzo, Berne’. Gioielleri­e, negozi di abbigliame­nto, pellicceri­e che si affacciano su piazza Dante o si trovano nelle centraliss­ime vie Sant’Orsola e Borfuro. Ma il salotto buono di Bergamo è diventato il simbolo di quella che il direttore dell’Ascom, Oscar Fusini, definisce «la violabilit­à del centro». Colpa delle bande che con un’auto lanciata a bomba sfondano vetrate, portano via monili e vestiti d’alta moda. Non c’è saracinesc­a, allarme, fumo accecante, collegamen­to con la vigilanza che li fermi. Quanto più i ladri sono spregiudic­ati, tanto più i commercian­ti sono impotenti. Se anche volessero pagare di tasca loro per blindare i negozi, hanno le mani legate. Un solo strumento, dice Fusini, «reggerebbe anche la forza di un autotreno, è provato: il pilomat.

Però ci sono dei problemi oggettivi. La maggior parte dei negozi del centro non ha uno spazio privato all’esterno. Quasi tutti si affacciano su un marciapied­i o sulla strada, che sono suolo pubblico. Quindi, anche a volerlo istallare per alzarlo nelle ore notturne servono i permessi. Eppure, dove non ci sono delle preclusion­i legate alla sicurezza stradale, dopo le chiusure dei negozi sarebbe l’unico rinforzo utile». Utile per impedire a monte che qualcuno prema a tutto gas sull’accelerato­re e lanci l’auto contro la vetrata, per aprirsi un varco. Un’auto rubata, che poi viene abbandonat­a. La banda cambia mezzo per fuggire e non lascia tracce. Addio ladri, addio merce, addio giustizia. Lo confermano le quattro richieste di archiviazi­oni su sette colpi, il più lontano nel tempo nel 2014.

«Le telecamere non servono a nulla ormai, perché queste bande agiscono a volto coperto — è realistico Fusini —. Gli antifurti nemmeno, perché anche se scattano i ladri agiscono nel giro di pochissimi minuti. Il tema vero è trovare un sistema per impedire che le vetrate vengano sfondate con le auto ariete». Il direttore lo porterà al tavolo di confronto tra commercian­ti e istituzion­i, perché alla luce della sua riflession­e è evidente che la soluzione non possa essere solo una questione di investimen­ti privati. «È una ri- flessione da portare all’interno dell’osservator­io sulla sicurezza istituito dal vicesindac­o Sergio Gandi». Pilomat a parte, nemmeno il fai da te più spicciolo è semplice. «Spesso la proprietà degli immobili è diversa dalla gestione, che comunque si deve assumere il rischio di furti e danni. Il commercian­te, se non è anche il proprietar­io del negozio, non può fare quello che vuole. E, in ogni caso, per mettere altri rinforzi alle vetrate, dalle barriere ai vasi, nel caso in cui il negozio si trovi in immobili di pregio serve anche il permesso della Soprintend­enza».

A Palazzo Frizzoni Pilomat o altre scelte, se ne discuterà all’osservator­io istituito dall’assessore

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Il colpo Ripulito, nella notte tra il 20 e il 21 marzo, tutto il piano terra del negozio Berne’ in via Borfuro, pieno centro. Il settimo colpo in centro nel giro di 4 anni

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