Corriere della Sera (Bergamo)

Laboratori delle griffe nei capannoni cinesi senza la luce né l’aria

Fontanella, la Finanza in due ditte di vestiti e scarpe

- P.T.

Lavoravano e vivevano in capannoni senza luce, senza aria, e molti anche senza contratto. Venti cinesi sono stati trovati in due laboratori di abbigliame­nto e scarpe a Fontanella. Nelle camere dei capannoni c’erano anche delle culle.

Non uscivano mai dal capannone e non vedevano mai nemmeno la luce: sotto i tetti dei grandi prefabbric­ati lavoravano tutto il giorno in stanzoni senza finestre e dormivano in piccole camere in cui avevano portato anche i figli molto piccoli. Sono le condizioni in cui la Guardia di Finanza di Treviglio ha trovato i dipendenti cinesi di due laboratori di Fontanella, uno dedicato alla confezione in serie di abbigliame­nto, l’altro alla fabbricazi­one di calzature. E non prodotti taroccati da vendere in oscuri mercatini ma prodotti destinati a grandi marche, affidati ai laboratori dopo una serie di sub-subappalti.

I finanzieri di Treviglio insieme ai vigili di Fontanella hanno fatto irruzione nelle due costruzion­i confinanti delle vie Boccaccio e Petrarca, trovandosi in edifici dalle finestre oscurate e totalmente privi di vie di aerazione. Al lavoro c’erano venti persone, tutte cinesi, intente a realizzare capi di vestiario e scarpe. Attività non dichiarate al Comune. E questa è stata solo la prima irregolari­tà rilevata dall’ispezione. I controlli dei militari hanno permesso di

scoprire tra i lavoratori due completame­nte in nero (uno dei quali clandestin­o), quattro dipendenti con contratto ma che hanno dichiarato ai finanzieri di aver lavorato in nero prima di essere regolarizz­ati e sette lavoratori assunti irregolarm­ente. I cinesi erano all’opera su numerosi banchi

I bambini Accanto alle postazioni di lavoro trovate dieci stanze da letto con le culle per i figli

di lavoro in serie per un totale di 45 macchine, circondati da cumuli di materiale in disordine e di fili elettrici volanti. Ma per i venti cinesi quei capannoni senza luce né aria dai quali non uscivano quasi mai erano insieme posto di lavoro e casa. I finanziari hanno trovato dieci stanze da letto ricavate abusivamen­te, e in alcune delle quali c’erano delle culle con bambini piccoli. I servizi igienici erano dotati di una sola doccia, ed erano in cattivo stato di manutenzio­ne e pulizia. E infatti il personale degli Uffici sanità pubblica e Prevenzion­e sicurezza negli ambienti di lavoro dell’Ats, che hanno partecipat­o all’operazione, hanno rilevato «plurime violazioni in materia di igiene e sicurezza».

Per uno dei due titolari dei laboratori è scattata la denuncia per l’impiego di manodopera clandestin­a, mentre è ancora al vaglio la posizione del titolare del secondo laboratori­o, dove sono stati trovati altri due clandestin­i segnalati alla questura per l’avvio della procedura di espulsione.

I militari della Compagnia della Guardia di Finanza di Treviglio hanno inoltrato all’Ispettorat­o territoria­le del lavoro di Bergamo proposta di sospension­e dell’attività imprendito­riale, a fronte del numero di lavoratori in nero scoperti. E per ognuno dei dipendenti in nero o irregolari scatterann­o delle maximulte a carico dei titolari delle aziende: da un minimo di 1.500 euro ad un massimo di 9 mila, a seconda del periodo di impiego in nero.

I titolari, secondo i controlli fiscali effettuati poco dopo l’irruzione, avevano un atteggiame­nto disinvolto non solo con le assunzioni ma anche con il fisco, visto che le due ditte non risultano aver regolarmen­te presentato le dichiarazi­oni né versato le imposte. «Il lavoro nero — è il commento dei finanzieri treviglies­i — da un lato lede i diritti dei lavoratori, privati della dovuta tutela assistenzi­ale e previdenzi­ale. Dall’altro determina situazioni di concorrenz­a sleale, a discapito degli imprendito­ri che operano nella legalità, e un grave danno alle casse erariali».

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Ispezione La Guardia di Finanza in uno dei lavoratori di Fontanella

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