Droga al phone center Scatta un altro arresto
Lo hanno bloccato a un semaforo, in auto, non lontano da un supermercato di Terno d’Isola. I finanzieri gli stavano col fiato sul collo da un pezzo. Artan Metaj, 34 anni appena compiuti, originario dell’Albania e domiciliato a Castel Maggiore, provincia di Bologna, da ieri mattina è in carcere con l’accusa di avere trasportato carichi di hashish dal Marocco a Bergamo, passando per la Spagna. Lui e gli altri componenti della banda, stretta attorno a un inedito sodalizio tra albanesi e marocchini. Fabio Allamani, 25 anni, albanese di Stezzano, Hndellatif Hajji, 31, marocchino di Cividate al Piano, e Abdellilah El Khairi, 50, marocchino di Milano, sono in cella da inizio marzo su ordine del giudice per le indagini preliminari Ciro Iacomino. Anche per Metaj ma quando la Finanza si era presentata con le manette, lui era sparito. Ieri ha tentato di fuggire, ma è stato bloccato subito. Addosso aveva 500 euro in contanti, che gli sono stati sequestrati. Senza permesso di soggiorno da oltre tre anni, dovrà rispondere anche di resistenza a pubblico ufficiale. L’indagine, coordinata dal pm Fabio Pelosi, risale al 2016 ed era partita da un banale sequestro di hashish. Lavorando sulle intercettazioni, gli investigatori erano poi risaliti alla rete dei presunti narcotrafficanti, mettendo le mani su due spedizioni pesanti: una da 300 chili, stipati su un camion bloccato a Verdello, e l’altra da 13 chili ad Antegnate. Nel mirino era finito anche Ahmed Hakim, 52 anni, marocchino con casa a Bottanuco, titolare di un phone center in via Trieste, a Capriate San Gervasio. Su di lui i dubbi degli inquirenti non si sono tramutati in accuse. Risulta però tra gli indagati, finiti in carcere a novembre, di un’inchiesta milanese su una presunta organizzazione criminale esperta in riciclaggio di denaro tramite il sistema «hawala» con sospetti legami terroristici. Avrebbe ritirato, custodito e consegnato fiumi di contanti.