Il curatore latitante non vuole tornare Il fratello dal pm
Stefano Ambrosini non avrebbe alcuna intenzione di tornare in Italia. Anzi, il ragioniere di 56 anni, accusato di avere sottratto un milione e mezzo di euro dalle aziende in fallimento che il tribunale gli aveva affidato, almeno a partire dal 2010, avrebbe chiesto la cittadinanza in Tunisia, dove si è rifugiato a settembre. Era ai domiciliari, ha lasciato la casa di Torre Boldone e con il suo Labrador si è imbarcato da Genova. L’inchiesta della Finanza è coordinata dal pm Emanuele Marchisio, che due settimane fa ha disposto il sequestro dei conti correnti del fratello Enrico, 66 anni, di Bergamo, e di una cugina in seconda di 84 anni, residente a Ponte San Pietro. Sono indagati per favoreggiamento insieme a un siciliano 63enne per avere fatto avere al ragioniere 3.500 euro: i soldi venivano dal conto dell’anziana parente, il fratello si sarebbe prestato per trasmetterli via Poste-pay all’amico siciliano, che li ha portati materialmente in Tunisia. Assistito dall’avvocato Stefania Battistelli, Enrico Ambrosini ha voluto chiarire la sua posizione davanti al pm ieri mattina. Ha confermato di avere inviato il denaro al fratello, ma ha ribadito di averlo fatto quasi costretto dalle continue richieste di lui: si sentiva in dovere di aiutarlo per i problemi di salute che aveva avuto: un ictus, tre anni fa, e più di recente, un infarto.