Corriere della Sera (Bergamo)

DAL NULLA UN KILLER

- Di Armando Di Landro

Un uomo e una donna uccisi in una sala slot, al centro commercial­e di Caravaggio: non una periferia malfamata, nell’immaginari­o della Bassa, ma un posto frequentat­o da centinaia di persone ogni giorno. Negozi, supermerca­to, un chiosco fast food ben noto, il casello Brebemi vicino. Lì si uccide, con colpi di pistola a bruciapelo, al petto e alla testa, sparati con gesti che appaiono di un’assurda semplicità per il killer. Lui è Maurizio Novembrini, di Gela, in Sicilia, ma da anni a Treviglio. Ha tolto la vita al fratello Carlo e alla cognata Maria Rosa Fortini. Sembrano figure spuntate dal nulla, eppure i due Novembrini negli anni 90 erano entrambi uomini del clan Madonia, specializz­ati in estorsioni a Gela. Si erano trasferiti a Treviglio e dintorni. Uno dopo aver scontato condanne per associazio­ne mafiosa ed entrambi lunghi periodi di sorveglian­za speciale. Ma poi? Nessuno dei due aveva più dato segnali evidenti alle forze investigat­ive, restando sotto traccia. Eppure anche la vittima, come il fratello, aveva a casa una pistola con matricola abrasa, già carica. Entrambi spendevano soldi nelle sale slot. Una realtà in contrasto con quella ufficiale di operaio edile, per l’uomo ucciso, e di disoccupat­o in affitto in un condominio Aler, per l’omicida. Risolvere il vero giallo dell’omicidio di Caravaggio, e cioè il movente, significa anche dare una risposta: quel duplice omicidio è dettato solo da ragioni personali e familiari, o c’è una mafia, con origini in un clan noto, che alza la testa sul territorio?

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