Corriere della Sera (Bergamo)

I due morti in ditta C’è un’indagata Oggi le autopsie

È la procuratri­ce dell’azienda di Treviglio per il gruppo tedesco. Oggi l’autopsia sulle due vittime

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C’è il primo indagato nell’inchiesta sulle due morti alla Ecb di Treviglio. È la dirigente Daniela Castegnaro, referente, tra gli altri incarichi, della sicurezza all’interno della ditta. Un atto a sua garanzia. Oggi, le autopsie.

Che cosa si doveva fare nel caso di anomalie all’impianto, per esempio un principio di incendio: intervenir­e o chiamare i vigili del fuoco? È uno dei nodi dell’inchiesta sull’esplosione alla Ecb di Treviglio in cui sono morti Gian Battista Gatti e Giuseppe Legnani, 51 e 57 anni, dipendenti di lunga data di Treviglio e Casirate d’Adda. La bussola è il piano dei rischi dell’azienda che la Procura ha acquisito per verificare se le regole erano corrette e se sono state rispettate. Nella rosa dell’organigram­ma dell’azienda, infatti, il pubblico ministero Fabio Pelosi ha indagato chi, al vertice, ha in capo anche questa responsabi­lità: la dirigente Daniela Castegnaro, procuratri­ce della Ecb per il gruppo tedesco Saria. Un atto a sua garanzia, per consentirl­e di nominare un consulente per gli atti irripetibi­li. Come le autopsie sui due dipendenti, oggi, tenute in sospeso proprio per poter prima fare luce sui ruoli nella società. Per la Procura se ne occuperà il medico legale Matteo Marchesi. L’urto dell’esplosione dal primo serbatoio di tre per l’essiccazio­ne delle farine per l’alimentazi­one degli animali, la domenica di Pasqua, ha scaraventa­to i due tecnici contro il secondo e poi a terra, il capannone in cui si trova l’impianto si è trasformat­o in una camera a gas. Più complesso capire le cause dell’esplosione di un impianto che i lavoratori — mercoledì si sono incontrati con i sindacati — hanno sempre ritenuto sicuro. Tanto che questo incidente è stato considerat­o un caso zero, un’eventualit­à mai presa in consideraz­ione in precedenza. Il buco nero si restringe alle due ore e mezza, dalle 7 alle 10: da quando Gatti e Legnani erano passati in azienda per un primo controllo. La routine, pare, ma anche questo verrà accertato dalla Procura insieme alla Ats. Giacomo Moioli, un collega, aveva lavorato nel turno di notte. L’impianto era stato spento alle 2. Le farine si sarebbero dovute raffreddar­e. Era tornato anche lui in azienda, verso le 10, perché invece un residente aveva segnalato che sentiva odore di bruciato. Moioli si è salvato perché arrivato appena dopo gli altri due. C’era un incendio? Forse solo un principio. Non è chiaro. La Procura ritiene certo che qualcuno abbia aperto uno sportello del serbatoio: solo così l’ossigeno può essere entrato provocando l’esplosione.

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L’impianto Il serbatoio di tre che è esploso alla Ecb

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