Maxi sequestro Giochi riaperti
Treviglio, due famiglie sotto inchiesta: il verdetto annullato
La Cassazione annulla la bocciatura del tribunale del Riesame.
C’è parecchio, in gioco: praticamente quasi tutto il patrimonio immobiliare e le disponibilità finanziarie, oltre a quote societarie, di due gruppi familiari che da tempo vivono, o comunque lavorano e gravitano a Treviglio e dintorni, facendo impresa con più cooperative e consorzi. Da un lato gli Stillitano, origini calabresi, dall’altro i Provenza, origini siciliane. Ma in gioco, nonostante la partita sia ferma al momento alle misure cautelari reali (e cioè ai sequestri) ci sono anche le sorti dell’inchiesta e delle pesanti accuse mosse ai due gruppi, con 24 indagati in tutto tra familiari, presunti prestanome e collaboratori, dalla Direzione Distrettuale Antimafia di Brescia: dall’associazione a delinquere alla bancarotta e alle distrazioni fraudolente, dall’evasione fiscale al favoreggiamento dell’immigrazione illegale tramite assunzioni fittizie.
La novità è che la Corte di Cassazione ha accolto il ricorso della Procura bresciana e ha annullato con rinvio l’ordinanza del tribunale del Riesame che il 4 aprile del 2017 aveva praticamente cassato, quasi nella sua interezza, il sequestro disposto dal gip un mese prima. Il caso tornerà quindi a essere discusso al Riesame. Una vicenda piuttosto articolata, tra la procura e il tribunale di Brescia, e nei passaggi successivi. Il giudice delle indagini preliminari non aveva convalidato il sequestro d’urgenza firmato a dicembre del 2016 dal procuratore aggiunto della Dda Sandro Raimondi ed eseguito dalla Dia. Ma lo stesso gip aveva comunque firmato un provvedimento per sproporzione (che scatta quando si presume che l’indagato non sia in grado di dimostrare la provenienza lecita dei suoi beni) e uno preventivo legato alla presunta evasione. Sul fronte fiscale al gruppo Provenza sono contestati 4 milioni e 360 mila euro di indebite compensazioni e Iva non versata per 339 mila euro; al gruppo Stillitano indebite compensazioni per 1 milione e 633 mila euro, oltre a 491 mila euro di Iva non pagata. Per sproporzione, il sequestro elencava case tra Capaci e Treviglio, moto e auto, 32 conti correnti, 21 carte prepagate e 3 cassette di sicurezza (Provenza). E ancora case tra Treviglio, Calvenzano, Casirate, Fara Gera d’Adda, Pagazzano, auto e motociclette, oltre a 38 conti correnti (Stillitano). E oltre a sigilli che riguardavano beni di Vincenzo Cotroneo, calabrese di seconda generazione, nato a Treviglio e condan- nato in via definitiva per associazione mafiosa, ce n’erano altri sul patrimonio di Renato Santoro, campano con studio da commercialista a Treviglio. È l’indagato che secondo la Dda di Brescia avrebbe fornito agli imprenditori un «supporto contabile e fiscale, ma anche logistico, mettendo a disposizione liberamente i suoi uffici in Treviglio in viale Ortigara 32/B».
È un indirizzo che corrisponde alla sede legale di più società finite sotto la lente della Dda, che si occupa del caso trevigliese perché contesta anche l’aggravante di aver favorito la locale della ‘ndrangheta di Desio in Brianza: un’accusa che a onor del vero è già stata bocciata dal gip dopo una prima valutazione. Un punto importante per le difese, che ora attendono la nuova udienza al Riesame.
Negli ultimi giorni è invece emerso un dato di fatto che però non è assolutamente contemplato dall’inchiesta bresciana: a quello stesso indirizzo di viale Ortigara è stata aperta nel 2013 anche una società intestata al figlio di Carlo Novembrini, ucciso a Caravaggio il 4 aprile dal fratello Maurizio.
Indagato Un commercialista avrebbe fornito «supporto contabile e logistico nei suoi uffici»