«Troppo spregiudicato per uscire»
Motorizzazione: no alla liberazione, le motivazioni del Riesame
Il tribunale del Riesame lo definisce «spregiudicato». Nelle motivazioni con cui ha respinto la scarcerazione descrive Richard Paul Vitti, il funzionario della Motorizzazione accusato di corruzione e concussione, «soggetto abituato a svendere la propria funzione anche attraverso soprusi e vessazioni». Richieste di soldi, benzina, pranzi per promuovere agli esami per la patente. I giudici, citando alcune intercettazioni, sono colpiti da una reazione: «Di fronte alla contestazione disciplinare per l’assenza da casa nel periodo di malattia, minacciava di svelare la commissione da parte di altri colleghi di fatti più gravi di quelli a lui riconducibili».
«Soggetto spregiudicato, abituato a svendere la propria funzione anche attraverso soprusi e vessazioni». E, ancora, «totalmente inaffidabile, incapace di rispettare autonomamente le prescrizioni connesse a misure più blande». Richard Paul Vitti, 53 anni, funzionario esaminatore della Motorizzazione: il profilo tracciato dal tribunale del Riesame è ancora più pesante di quello nell’ordinanza del gip Ilaria Sanesi che ha disposto il carcere. Ma il risultato è sempre quello: i giudici di Brescia hanno respinto il ricorso di Vitti per ottenere la liberazione. Oggi sono 50 giorni che è in cella con l’accusa di aver preteso soldi, pranzi, benzina dalle autoscuole per promuovere gli aspiranti patentati. Preteso o fatto ben intendere che senza «regali» gli esami sarebbero finiti in bocciature. Nel codice penale si traduce in ipotesi di corruzione e concussione, oltre che di truffa e falso, per due (presunte) finte malattie. Ai domiciliari, il funzionario potrebbe delinquere ancora, ritiene la terza sezione presieduta dal giudice Giovanni Pagliuca. Lo ricava «dalla gravità e dal numero di episodi contestati (nove, ndr), oltre che dal negativo giudizio sulla personalità».
I giudici citano alcune intercettazioni che «conclamano la pervicacia nella commissione dei delitti e l’assoluta indifferenza ai precetti dell’ordinamento». Sono colpiti da un comportamento: «È indicativo il fatto che, di fronte alla contestazione disciplinare per l’assenza da casa nel periodo di malattia, in diverse conversazioni l’indagato minacciava di svelare la commissione da parte di altri colleghi di fatti più gravi di quelli a lui riconducibili, giungendo infatti a presentare un esposto». Riportano un’intercettazione che «contribuisce a delineare la figura del Vitti». Il funzionario parla al telefono: «Se arriva la Guardia di finanza io poi sono nella cacca, perché dovrei dimostrarlo, il mio dico, arrivo a fine mese, qualche lavoretto in nero e sono a posto, ma questi qui... un conto è dimostrarne 10, un conto è dimostrare 60-70 mila euro in più... come cazzo fai a dimostrare tutti sti soldi».
Un altro passaggio descrive il Richard Paul Vitti che emerge dall’indagine della polizia giudiziaria della Stradale di Bergamo coordinata dal pm Fabrizio Gaverini. Potrebbe rifarlo anche per il fatto che «le condotte vessatorie siano proseguite anche dopo che l’indagato ha avuto conoscenza delle indagini a suo carico ed anzi proprio a scopo di ritorsione». I giudici scrivono dello stato di «soggezione» di uno dei titolari delle autoscuole. Sentito dalla polizia disse: «Se queste pressioni mi hanno portato a comportarmi come mi si contesta dipende dal fatto che se mi si ferma il lavoro un mese o due mesi non ho altre fonti di reddito e a casa ho tre bambini da mantenere, Vitti conosce questi fatti e la nostra situazione e fa pressioni anche per questo motivo».
Il profilo I giudici: «Abituato a svendere la propria funzione pubblica attraverso soprusi»