«Dissi a El Joulani di ridare i soldi»
Il tesoriere dell’Ucoii ricorda di aver chiesto la restituzione dei soldi.
Nella guerra sui 4.980.000 euro per costruire la nuova moschea, a Bergamo, l’Unione delle comunità islamiche italiane (Ucoii) sta in mezzo. Da un lato c’è l’ex presidente del Centro culturale islamico di via Cenisio, Imad El Joulani, e dall’altro il presidente Mohamed Saleh. Il primo, cardiologo di 58 anni, è imputato di truffa per aver ricevuto il denaro dalla Qatar Charity foundation spendendo il nome del Centro ma di averlo fatto finire alla sua neo costituita Comunità islamica. E di averci comprato lo stabile di via San Fermo, anziché un altro immobile in via Baioni come era il progetto originario. L’Ucoii è stata l’intermediaria per il passaggio del denaro attraverso sette bonifici, dal maggio 2013 al febbraio 2014. Ieri ha testimoniato il tesoriere, Mohamed Ibrahim Abd El Rahman, uno dei due querelanti insieme al presidente dell’Unione. È un passaggio importante del processo davanti al giudice Bianca Maria Bianchi, perché El Joulani sostiene che i rappresentanti della fondazione e dell’Unione fossero a conoscenza di tutto e fossero anche venuti a Bergamo. Non è proprio così, secondo la testimonianza di ieri. Il punto è la sottile differenza tra Centro islamico e Comunità islamica sulla quale, secondo l’accusa (pm Carmen Pugliese), l’imputato ha giocato. «Non ci siamo preoccupati della differenza, per me erano la stessa cosa, anche perché in Italia ci sono tante comunità islamiche», ha spiegato il tesoriere. Quando Saleh sollevò la questione, l’Ucoii volle delle spiegazioni da El Joulani: «Chiesi ci inviasse i progetti, glielo chiesi anche in un incontro a Milano ma lui non volle. Gli dissi che doveva restituire il denaro ma rispose “no”».