BLOCCHI DIFENSIVI
Non siamo per niente sereni, ma nel nostro piccolo siamo un po’ Serenissimi. Come gli avi a un certo punto si ritrovarono nella necessità di difendere Città Alta, lasciandoci la meraviglia delle Mura Venete, noi ci attrezziamo per difendere quel che resta in Città Bassa. Comunque riusciamo a farne una questione estetica, se è vero che il Comune spenderà 120 mila euro per sostituire gli orridi blocchi di cemento sul Sentierone, che per quanto impacchettati e arlecchinati restano comunque orridi, con della pietra vera di Sarnico, griffata dal logo cittadino. I tempi sono quelli che sono: la Serenissima ci ha lasciato le Mura e noi lasceremo i blocchi sul Sentierone, anche se a naso non credo diventeranno mai Patrimonio Unesco. Resta il lungo filo rosso della storia: ogni epoca ha i suoi barbari e i suoi lanzichenecchi, ogni epoca deve alzare qualche muro. I nuovi spettri sono terroristi islamici e bande di rapinatori, ma sempre di attacchi si tratta: alla nostra vita, ai nostri beni, alla nostra tranquillità. Se i negozi del Sentierone montano sbarre antisfondamento alle vetrine, se quelli delle altre vie chiedono il pilomat davanti alle saracinesche, la ricaduta è anche estetica, nessuno lo discute. Ma ce n’è una molto più sinistra e dolorosa: blocchi, sbarre, pilomat sono lì tutti i giorni a ricordarci che non esistono civiltà perfette e tanto meno città modello. Ogni civiltà e ogni città intravedono sempre all’orizzonte l’ombra cupa di un nemico. Difendersi non è una scelta opzionale, è un obbligo vitale. Difendersi è fastidioso. Ma è peggio arrendersi.