Teodor il Terribile
L’outsider Currentzis debutta alla Scala con la sua MusicAeterna
Qualche anno fa non ci avrebbe creduto nessuno. Invece adesso che il mondo ha imparato a conoscerlo, possono suonare sincere le riflessioni che Teodor Currentzis rivolge al suo debutto alla Scala. Domani il direttore greco che ha scombussolato il mondo della classica con il suo dirompente modo di vivere e offrire la musica salirà per la prima volta sul palco del Piermarini: «Mi fa piacere, ma sinceramente non è che mi interessasse arrivare qui»; e siccome sa che molti potrebbero non credergli, incalza: «Se me lo avessero proposto alcuni anni fa avrei rifiutato, giudicandolo inutile e dannoso». Un pensiero che sembra confermare l’aura mitologica che si sta costruendo attorno a Currentzis, i tanti titoli che lo definiscono «il punk», «la rockstar», «il Kurt Cobain della classica».
Invece la figura che forse meglio ne definisce l’indole e lo stile di vita è quella del monaco, per il suo rifuggire dalla vanità e dedicarsi totalmente all’ideale. «La carriera non mi ha mai interessato e oggi ancor di meno. Io, facendo musica, cerco la perfezione e l’estasi. Può sembrare presuntuoso, ma credo sia piuttosto onestà verso se stessi. Per questo nel 2004 ho fondato musicAeterna: ho voluto scegliere personalmente dei musicisti che condividessero in misura totale il mio ideale, che accettassero di vivere in- sieme, crescere culturalmente insieme, suonare in piedi, ascoltare rock, suonare il barocco danzando, guardare un film e poi provare, provare ancora, anche 15 ore, finché non ci si possa dire almeno vicini a quell’ideale di perfezione che deve essere un’esigenza di tutti. Il giudizio poi non spetta a me, ma io devo sentirmi soddisfatto del lavoro svolto».
Per questo suonerà Mozart e la settima sinfonia di Beethoven nella stagione della Filarmonica, ma come sempre con la sua musicAeterna: Currentzis non accetta i ritmi frettolosi dello show business, ha inciso una strepitosa trilogia dapontiana di Mozart e due dirompenti dischi di Ciajkovskij rimanendo segregato per settimane con tutto il cast a Perm, città nel cuore freddo della Russia dove all’inizio e per lungo tempo lui e i suoi musicisti sono vissuti in modo quasi eremitico: «Quei primi tempi sono stati la perfezione, l’esperimento artistico più coerente: una comune d’arte circondata da una terra silenziosa, fisicamente ostile, estrema per un greco come me, ma affascinante e totalizzante. Ora gli impegni internazionali sono maggiori e diventa più difficile mantenere quell’idea monacale e totalizzante d’arte, ma gli anni passati concentrati su noi stessi e sul progetto rimangono nel nostro bagaglio e nelle nostre orecchie in modo indelebile; per questo non temo che qualche mese in giro per l’Europa possa snaturare anni di lavoro in totale pace. Ci capisce perché suonare adesso alla Scala non è più un danno?».
Se mi avessero invitato a dirigere qui qualche anno fa, avrei rifiutato. La carriera non mi interessa, io cerco la perfezione e l’estasi