«Una società bereracentrica» E scatta il blitz
Gli interessi opposti tra minacce e rivalse con i piani urbanistici
Alle 13.05 il sindaco di Foppolo Giuseppe Berera esce dalla villa chalet a neanche cento metri dal municipio, dove amministra da 13 anni, scortato da finanza e carabinieri. Ci sono quattro auto per lui e una giornata di sole che archivia l’inverno, la neve, lo sci.
Il privato contro il pubblico, la famiglia Quarti contro i sindaci di Foppolo e di Valleve, Beppe Berera e Santo Cattaneo. In mezzo, la valle e gli impianti di sci. Quindici anni di «braccio di ferro», come lo definisce il gip Bianca Maria Bianchi. Da un lato l’imprenditore «interessato a investire e conseguire un profitto dal rilancio immobiliare del comprensorio sciistico» e dall’altro i sindaci «che evidentemente non volevano consegnare l’economia della valle ai privati». Ognuno «perseguiva i propri interessi, con una serie di reciproche ritorsioni che, in ragione della loro posizione preminente, ha visto prevalere gli indagati sull’imprenditore privato». Il privato, tenendo in scacco la stagione sciistica perché senza i suoi impianti non si raggiungevano quelli più in alto. I Comuni, tenendo in scacco il privato con le modifiche al piano di governo del territorio necessarie per costruire: «La cubatura, l’interesse», si legge nell’ordinanza.
Pm e gip scrivono due diversi finali di questa lunga storia. Secondo il primo è una «concussione ambientale» che ha costretto Franco Quarti, subentrato al padre Gianfranco nel 2008, ad affidare «indebitamente e gratuitamente» gli impianti di risalita della sua San Simone Evolution alla Brembo Super Ski. «Richieste pressanti» che negli anni si «trasformano in veri e propri ricatti». Ma «è lo stesso Quarti che riferisce di aver raggiunto, nel corso degli anni, in vista della stazione sciistica a venire, con il sindaco Cattaneo, una serie di accordi contrattuali», osserva il gip. Si potrebbe riqualificare il reato di induzione indebita — ragiona — ma allora Quarti «sarebbe complice degli induttori» Berera e Cattaneo e, di conseguenza, le sue dichiarazioni sarebbero inutilizzabili perché rilasciate senza l’assistenza di un avvocato.
Emerge comunque uno spaccato della valle. Di un progetto del 2002 con la London Goup che Gianfranco Quarti, non riuscì a far decollare. Sci — l’imprenditore comprò gli impianti di San Simone e Foppolo — e alberghi — l’hotel San Simone di Valleve e l’hotel Pineta di Foppolo —, ma soprattutto investimenti immobiliari. I ripetuti rinvii dei Comuni sul pgt alimentarono la tensione. Il susseguirsi di colpi reciproci, tra gli impianti requisiti dai Comuni e le concessioni revocate, il privato che sospende il pagamento dell’Imu per compensare l’affitto degli impianti non pagato dalla Bss, il Consiglio di Stato che stabilisce un danno di 90.000 euro per la San Simone Evolution e Valleve che vuole scalarli dal prezzo di acquisto degli impianti, finisce con Franco Quarti che accetta. «Se non avessi accettato — è agli atti — il sindaco mi disse che avrebbero fatto un esproprio o realizzato un impianto nuovo che avrebbe superato il problema di passare dai nostri per raggiungere i loro. Non avevo alternative».
Anche in questa parte di storia della valle spuntano dei roghi. E non solo. «Atti di natura pressoché intimidatoria», per il pm. La Porsche di Gianfranco Quarti danneggiata il 22 ottobre 2004 e, tre ore dopo, le minacce di morte. Il 23 ottobre 2007 l’incendio della baita appena ristrutturata in località Sessi (Valleve). E quello del 26 novembre 2007 al rifugio camoscio. Ma, scrive il gip, «si tratta di incendi dolosi, i cui responsabili non sono stati mai identificati, atti vandalici suscettibili di letture diverse, quali possibili ritorsioni reciproche».
Lo scontro Rapporti burrascosi iniziati nel 2002 con la London Group, che non decollò