Corriere della Sera (Bergamo)

Quei 678 mila euro a una misteriosa società di Hong Kong

Soldi passati da Londra e Montecarlo. Berera: «Noi truffati, pensavamo di portare a casa 12 milioni». Il gip: tutto incoerente

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Nella primavera del 2015 la Brembo Super Ski (Bss) è in affanno. Iniziano a saltare i primi stipendi. A gennaio aveva firmato con la Foppolo Risorse, la partecipat­a del Comune di Foppolo, il preliminar­e per l’acquisto a un milione di euro del primo piano del Belmont, con 100 mila euro di caparra e una sfilza di cambiali. Alcune, però, sono scoperte e quando la Foppolo Risorse le gira ai suoi fornitori, questi insorgono. Carlo Montini, ai tempi amministra­tore della Foppolo Risorse, amico intimo di Berera come dell’imprendito­re Sergio Lima (fu lui a fare le presentazi­oni) gira 130 mila euro della società alla Bss, che li usa per coprire le cambiali insolute. Un’operazione, assurda, che dà l’idea del momento di difficoltà.

È in quel contesto che si consuma la presunta bancarotta di cui sono accusati sia Berera sia Cattaneo e che porta Foppolo a Hong Kong, passando per Londra e Montecarlo. Una vicenda a metà tra la spy story e la barzellett­a. I finanzieri ci arrivano scavando nel marasma delle truffe alla Regione. Notano che la fattura emessa dalla Graffer, la società di Sergio Lima, il 20 giugno 2015 per 550 mila euro come acconto per la telecabina non è registrata nella contabilit­à della Bss. E sull’estratto conto originale della Unipol Banca di via Camozzi scoprono che quel giorno è partito un bonifico da 539 mila euro a favore della Maitland Ltd di Hong Kong, società tuttora rimasta un mistero. Impossibil­e capire chi ci stia dietro. Un altro, da 139 mila euro, sempre alla Maitland, è del 21 aprile precedente. Le somme vengono giustifica­te come parziale compenso dei crediti che Foppolo e Valleve vantano sulla controllat­a. Quando a gennaio 2017 scatta il giro di perquisizi­oni, a casa di Berera emergono altre «tracce»: la fattura da 500.000 sterline, pari ai 698.522 euro del totale, emessa dalla società di Hong Kong per i pagamenti e fogli manoscritt­i in cui il sindaco schematizz­a quello che avrebbe dovuto essere un affare da 12 milioni di euro. Sulla fattura, la seguente descrizion­e: «La presentazi­one di un progetto di ricerca di investitor­i nel mercato asiatico, identifica­zione di strumenti finanziari appropriat­i a supporto dello sviluppo e ricerca di mercato in ambito turistico».

Tutto era iniziato, stando al racconto di Berera nell’interrogat­orio di febbraio 2017, da un’operazione andata male in Lussemburg­o, dove nel 2013 era stata costituita la Brembo Corporate Sa. Un altro buco nell’acqua da 81 mila euro, ma pazienza. Il promotore che li aveva guidati in Lussemburg­o, nel 2015 aveva fatto incontrare a lui e Cattaneo «due signori» a Modena. Berera fa i nomi. «I due quando videro che l’operazione del Lussemburg­o non dava frutti, ci portano a Firenze», racconta il sindaco. In Valdarno, altro incontro con un’altra persona «e ci propongono un’operazione attraverso una società con sede a Londra. Io e Cattaneo Santo quindi siamo andati a Londra e abbiamo incontrato Alex Coris della società LF. Da lì ci mandano a Montecarlo presso la Banca EFG e ci fanno incontrare con il direttore di nome Alex». Ricevono l’assicurazi­one che «in dieci giorni avrebbero erogato 12 milioni a patto che avessimo comprato una società a Londra. Facciamo quindi il bonifico ma quando andiamo a Montecarlo per firmare le carte, il direttore non c’è più». Una truffa, sostiene il sindaco, che motiva così l’occultamen­to del capitolo Hong Kong nella contabilit­à della Bss: «Un po’ per l’imbarazzo e un po’ per la vergogna, non sono riuscito ad affrontare la situazione che si è venuta a creare».

Spiegazion­i che al giudice appaiono «del tutto inverosimi­li». Non c’è denuncia a carico delle persone coinvolte indicate da Berera, lui stesso non l’ha sporta. Alex Coris è un fantasma. E nonostante le perquisizi­oni, non emerge altra documentaz­ione sulla Maitland. Quanto agli appunti scritti a matita dimostrere­bbero una consapevol­ezza dell’operazione in contrasto con la figura del truffato. In interrogat­orio Berera tace inoltre il versamento di aprile.

Anche volendo credere alla sua buonafede, secondo il giudice, «la condotta andrebbe comunque ritenuta una dissipazio­ne del patrimonio sociale per l’evidente incoerenza assoluta dell’operazione posta in essere con le esigenze dell’impresa e, sotto il profilo soggettivo, per la chiara la consapevol­ezza dell’autore della condotta di diminuirne il patrimonio, per scopi ad essa estranei». Il tutto, in definitiva, ai danni dei creditori della «decotta» Bss.

Segreto Impossibil­e sapere chi ci sia dietro la società che ha ricevuto i due bonifici

I primi cittadini «Dopo l’incontro con tale Alex Coris, inviammo i soldi, ma quello sparì»

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