Caccia alla firma dell’assassino su cinque punti della sottoveste
Il vestito di Gianna Del Gaudio sezionato dal Ris. Portera: analisi utile
I verbali sul sequestro e sul deposito del reperto, mai analizzato prima, poi l’osservazione dell’indumento, gli scatti fotografici a ripetizione e quindi l’esame di tutto il tessuto con la luce bianca, in grado di esaltare punti di interesse, dove potrebbe concentrarsi materiale organico tutto da verificare. Alla fine il ritaglio, circoscritto con forbicine chirurgiche, proprio di quei punti: operazioni che sono durate circa 4 ore, tutta la mattinata di ieri, nei laboratori del Ris di Parma. Al lavoro sia gli esperti dei carabinieri, come consulenti della Procura di Bergamo, sia il biologo forense Giorgio Portera, consulente invece della difesa di Antonio Tizzani, unico indagato per l’omicidio della moglie, Gianna Del Gaudio.
Sotto la luce bianca la sottoveste della vittima, indossata proprio quella sera del 27 agosto 2016, quando la professoressa di Seriate (che insegnava a Romano al liceo Rubini) fu uccisa con una profonda coltellata alla gola nella villetta di famiglia, in piazza Madonna delle Nevi.
Il numero non emerge ufficialmente, ma sarebbero state circoscritte almeno cinque porzioni dell’indumento su cui potrebbe esserci nuovo materiale organico, che sarà
esaminato, in cerca di uno o più profili genetici. «Credo basteranno poche settimane, i reperti non sono moltissimi», ha commentato Portera subito dopo l’esame (tecnicamente un «accertamento irripetibile», in presenza di accusa e difesa). Difficile fare previsioni: la sottoveste era intrisa di sangue, perso in abbondanza dalla vittima. Un reperto altamente contaminato. Non a caso l’attenzione in laboratorio si è concentrata sulle poche porzioni rimaste libere da materiale ematico, soprattutto nella parte alta dell’indumento, dove c’è
più probabilità che vittima e assassino siano venuti a contatto.
Ma ha usato i guanti, il killer? Il dubbio esiste dal 6 ottobre 2016, quando nel sacchetto di una specifica marca di mozzarelle consumate la sera dell’omicidio in casa TizzaniDel Gaudio, infilato in una siepe, furono trovati un cutter, con una traccia di Dna del marito indagato sotto l’impugnatura, ma anche un guanto in lattice «macchiato» da un profilo genetico ignoto: non proprio un dettaglio, quest’ultimo, anzi, un elemento che ha portato gli inquirenti a ristudiare il caso. I sospetti su Tizzani rischiano di servire a poco, se non si danno risposte su quell’altro Dna. Un profilo che non corrisponde a nessuno dei soccorritori o dei carabinieri intervenuti sul posto la sera dell’omicidio.
«È di buona qualità e assolutamente confrontabile se un domani dovessero esserci altri sospettati — commenta Portera —. Una traccia importante e da valutare bene. Anche per questo ben vengano analisi come quella di oggi (ieri per chi legge, ndr), per non lasciare nulla di intentato. Non ci siamo mai opposti a nessuna richiesta di approfondimento della Procura». Il consulente ricorda che «l’unico indagato è il marito della vittima, da più di un anno e mezzo. Domani potrebbe anche essere una parte offesa, certamente è una persona da sempre coinvolta emotivamente». Gli inquirenti, in questa fase, evitano commenti.
Sul guanto Il consulente: «Dna di buona qualità, tranquillamente confrontabile»